Se ne parla da qualche giorno, e ora è ufficiale: Weston McKennie è un nuovo calciatore della Juventus (qui trovate un’analisi approfondita del ragazzo: la sua storia, che tipo di giocatore è e come potrebbe ambientarsi nella Juve di Pirlo). Il texano sarà il primo americano – o meglio: il primo americano non oriundo a vestire i colori bianconeri della Vecchia Signora, ma non il primo yankee a giocare in Serie A.
Tutti i calciatori americani in Serie A (e in Italia) prima di McKennie
Prima di lui, infatti, altri statunitensi hanno tentato l’avventura nel Bel Paese, con fortune alterne.
Gli italo-americani in Serie A: dal 1919 a Pepito Rossi, passando per Chinaglia
I primi calciatori con cittadinanza americana a giocare in Italia sono stati degli oriundi.
I pionieri del primo dopoguerra
L’apripista è stato Josef (o Juant, a seconda delle fonti) Ferrero, italiano di origine statunitense che, nato nel 1897, ha giocato proprio per la Juve nella stagione 1919-1920.
Il primo giocatore nato negli States a giocare in Italia, invece, è stato Alfonso Negro, nato a Brooklyn, ma naturalizzato italiano. Negro era un’ala che ha giocato in Italia dai primi anni ‘30 all’inizio dei ‘50, prima nelle serie minori, arrivando poi in Serie A a metà degli anni’30. La squadra a cui si è legato di più è stata la Fiorentina, ma ha giocato anche con Angri, Catanzarese, Napoli e Ercolano. Il punto più alto della sua carriera, però, lo ha toccato con la nazionale italiana, vincendo l’oro alle Olimpiadi di Berlino 1936. Dopo il ritiro, ha proseguito la carriera da ginecologo, già intrapresa negli anni da calciatore.
Suo coetaneo e successore alla Viola è stato Armando Frigo, nato in Indiana da genitori italiani, che ha giocato, a cavallo dei decenni ‘30 e ‘40 con le maglie di Venezia, Fiorentina e Spezia. Di ruolo mediano, con la squadra toscana ha vinto una Coppa Italia. Nel 1941 si arruolò nel Regio Esercito, e nel 1943, durante una missione in Dalmazia, catturato dai nazisti, morì fucilato.
Due portieri del secondo dopoguerra
Italiano naturalizzato statunitense, invece, è stato Gino Gardassanich, noto negli USA solo come Gard, portiere che, dopo alcune esperienze in squadre jugoslave (era nativo di Fiume), è stato tesserato per la Fiorentina (senza mai però giocare in Serie A), e in Italia ha giocato a fine anni ‘40 per Marsala e Reggina, nelle serie minori, prima di trasferirsi a Chicago, dove ha giocato 10 anni, guadagnandosi un posto nella National Soccer Hall of Fame.
Una carriera più importante, invece, l’ha avuta Sergio Notarnicola, anch’egli portiere. Nato a Tivoli nel 1935, Notarnicola è cresciuto nelle giovanili della Lazio, prima di esordire negli States, dove è emigrato con la famiglia, con Brooklyn Italians e nazionale a stelle e strisce. Dopo l’esperienza americana, l’estremo difensore ha avuto una carriera di buon livello, giocando in Serie A dal 1958 al 1967, con le maglie di Alessandria, Foggia e Piacenza.
L’oriundo dimenticato: Giorgio Chinaglia
Il calciatore italo-americano più forte della storia – anche se in molti non sanno che aveva la doppia cittadinanza – è stato però Giorgio Chinaglia, che non ha certo bisogno di grandi presentazioni. Dopo aver giocato con le maglie di Swansea, Massese e Internapoli, Long John ha fatto la storia di Lazio (98 gol fra 1969 e 1976, con tanto di scudetto vinto nel ‘73-’74) e New York Cosmos (231 gol in 234 partite tra 1976 e 1983, vincendo 4 campionati NASL e altrettanti titoli di capocannoniere). Quando giocava a NY, Chinaglia chiese ed ottenne la cittadinanza americana, ma in nazionale ha giocato solo per gli Azzurri.
Due meteore
Cristian Arrieta, invece, non è mai arrivato in Serie A, ma ha avuto una lunga carriera nelle serie minori italiane (Gravellona, Mestre, Genoa, Alessandria, Ivrea, Cervia, Lecco e Lecce). Il difensore statunitense naturalizzato portoricano, ma con anche la cittadinanza italiana, ha concluso la sua carriera professionistica nel nostro Paese nel 2007, tornando negli USA, dove ha giocato in USL, MLS (coi Philadelphia Union, nel 2010) e NASL.
Altro oriundo ad aver giocato in Italia è l’attaccante newyorkese Gabriel Enzo Ferrari, che ha fatto una sola presenza in Coppa Italia con la Sampdoria nel 2007, e poi poche apparizioni con Perugia, Foggia e Ternana.
Pepito
Il calciatore italo-americano più famoso di tutti, però, è ovviamente Pepito Rossi, attaccante che ha mostrato lampi di pura classe soprattutto con le maglie di Parma, Fiorentina, Villareal e nazionale azzurra, ma la cui carriera, che avrebbe potuto essere molto più rosea, è stata frenata dai continui problemi fisici. Oggi, dopo un’anonima esperienza al Genoa, cerca il riscatto con i Real Salt Lake, dove le cose, però, non stanno andando proprio benissimo…
Gli americani-americani
Prendendo in considerazione solo quelli privi di passaporto italiano, invece, gli statunitensi ad aver militato in squadre del principale campionato italiano, prima di McKennie, sono soltanto quattro.
Il bidone Lassister e la comparsa della Fiorentina
Fra questi non è compreso Roy Lassister, stella dei primi anni di vita della MLS. Con i Tampa Bay Mutiny, nel 1996 aveva segnato 27 reti in 34 partite di regular season (record superato soltanto da Josef Martinez nel 2018, e migliorato l’anno scorso da Carlos Vela). Numeri impressionanti, che hanno convinto il Genoa, allora in Serie B, a puntare su di lui per rimpiazzare l’aeroplanino Montella, volato sull’altra sponda del Bisagno, dai cugini blucerchiati della Samp. All’ombra della lanterna, però, Lassister ha collezionato soltanto due presenze in gare ufficiali, rivelandosi un vero e proprio bidone. Il suo unico acuto in rossoblù è stato un gol segnato in rovesciata in una partita poi sospesa per neve: il suo capolavoro fu quindi invalidato. L’inverno seguente ha fatto ritorno in patria, “salutato” ironicamente dagli ultras della Gradinata Nord con uno striscione che recitava “Torna a casa Lassi”.
Altra comparsa in Italia, ma con una presenza in Serie A, è Joshua Perez, meteora della Fiorentina nel 2016 e poi del Livorno, in B, l’anno dopo. Dopo aver fallito anche in MLS, con la maglia dei LAFC, oggi l’attaccante californiano gioca in terza serie spagnola.
Gli americani in Serie A da ricordare
In sostanza, quindi, i nomi veramente importanti fra gli americani che hanno giocato in Serie A sono soltanto tre: Alexi Lalas (Padova, 1994-1996), Michael Bradley (Chievo 2011-12 e Roma 2012-2014) e Oguchi Onyewu (Milan, 2009-2011, giocando però solo in Champions League, mai in Serie A).
Oguchi Onyewu, l’uomo che picchiò Ibrahimovic
Facciamo due, visto che Onyewu, roccioso difensore dalle “dimensioni di una casa”, per usare le parole di Zlatan Ibrahimovic, ce lo ricordiamo praticamente soltanto per la rissa in allenamento con lo svedese, a cui ruppe una costola.
Alexi Lalas: il primo yankee in Serie A
Alexi Lalas fu il primo vero yankee a sbarcare in Italia, venendo acquistato dal Padova nell’estate 1994, dopo l’ottimo mondiale casalingo.
“Coi biancoscudati gioca per due stagioni, segnando il suo primo gol contro il Milan, gli allora campioni d’Italia e d’Europa, quello del momentaneo vantaggio partita conclusasi poi con la vittoria per 2-0 per il Padova.
L’anno seguente il Padova retrocede in Serie B e Lalas fa subito ritorno in America per debuttare nella MLS con la maglia dei NE Revolution nella stagione inaugurale della lega, e dove nel 2008 conclude la sua carriera.
Nel 2000 con i Los Angeles Galaxy vincerà la Champions League CONCACAF” (dal pezzo di Martino Lena MLS Hall of Fame: Alexi Lalas, «MLS Magazine Italia», 1 aprile 2020).
Furio Zara, su «Calciomercato.com», in un altro articolo sugli americani che hanno giocato in Serie A, descrive il difensore come “un’icona, una leggenda che a Padova ancora oggi ricordano con grandissimo affetto, non tanto e non solo per come giocò (pure bene), ma per l’umanità l’empatia che sapeva creare”.
Michael Bradley: il migliore di sempre fra gli americani in Serie A
Fra tutti, però, chi ha avuto più successo nel nostro campionato è stato indubbiamente Michael Bradley.
Arrivato al Chievo nel 2011, dopo alcune buone esperienze in Germania e Inghilterra, il nativo dell’Illinois si è subito distinto per professionalità, buona tecnica e ottimo senso tattico, qualità che gli sono valse la chiamata della Roma, dove è rimasto un anno e mezzo, non sfigurando in un reparto di centrocampo che vedeva, fra i vari interpreti, anche Daniele De Rossi e Miralem Pjanic. Oggi, come ben sappiamo, Bradley è il capitano di Toronto FC.
Prima di McKennie, quindi, sono stati già diversi i calciatori con cittadinanza americana ad aver giocato in Serie A. Quasi tutti con risultati non entusiasmanti, se si eccettua Chinaglia (e – forse – Giuseppe Rossi). Solo quattro, invece, sono gli statunitensi non oriundi con all’attivo almeno una presenza con dei club del massimo campionato nostrano,. Ma solo Lalas e Bradley hanno lasciato qualche traccia del loro passaggio in Italia. Alla fine, però, ancora nessuno yankee può dire di aver sfondato nel calcio italiano.
Ci riuscirà il nuovo acquisto della Juve? Noi speriamo, di sì.