Nella notte fra il 30 settembre e l’1 ottobre, al Torero Stadium di San Diego, si giocava il big match di USL Championship (seconda divisione statunitense) San Diego Loyal-Phoenix Rising.
Si trattava di una sfida importante per i padroni di casa, che, battendo gli avversari, primi in classifica nel girone B (in cui sono inseriti anche i Loyal), avrebbero potuto ancora sperare nella qualificazione ai playoff, in caso di sconfitta dei L.A. Galaxy II contro gli stessi Rising, nel turno successivo.
In campo, infatti, la squadra recentemente fondata da Landon Donovan, è scesa con grande determinazione, tanto da chiudere il primo tempo in vantaggio per 3-1 contro una delle formazioni meglio attrezzate dell’intero campionato.
USL: i San Diego Loyal si ritirano in nome della lotta all’omofobia
Pochi secondi prima del duplice fischio dell’arbitro, però, è successo qualcosa a cui nessuno avrebbe voluto assistere: il centrocampista dei padroni di casa, Collin Martin, uno dei pochissimi calciatori al mondo dichiaratamente omosessuale, ha ricevuto un insulto omofobo da un avversario. Dunque, lo ha riferito, urlando, al direttore di gara, che ha però frainteso e, pensando che Martin lo avesse insultato, chiamandolo “gay”, lo ha espulso (qui le immagini).
Da lì si è scatenato un parapiglia, con i calciatori di San Diego che hanno accerchiato l’arbitro, prendendo le difese del compagno e cercando disperatamente di far cambiare idea. Alla fine, anche Donovan, che dei Loyal è anche l’allenatore, si è visto costretto ad entrare in campo per spiegare all’arbitro cosa fosse successo e provare a convincerlo a tornare sui suoi passi.
Nulla da fare, però, l’arbitro ha allontanato anche l’ex stella del soccer U.S.A., che, per protesta, ha deciso, d’accordo con i propri calciatori, di ritirare la squadra dalla partita, in nome della lotta contro l’omofobia e ogni altra forma di discriminazione.
Così, al fischio d’inizio della ripresa, i San Diego Loyal, si sono inginocchiati (classico gesto di supporto al movimento Black Lives Matter -motto che campeggia anche sul retro delle divise da gioco della squadra di Donovan), per poi abbandonare il terreno di gioco.
L’arbitro si è trovato quindi costretto a sospendere la partita, che è poi stata considerata “nulla” dalla USL, con San Diego che, in questo modo, si è trovata matematicamente esclusa dalla post-season.
Addio playoff, ma i San Diego Loyal hanno raggiunto un obiettivo ben più importante
Il risultato sportivo, però, passa in secondo piano, di fronte all’importanza del messaggio lanciato dall’ex star di MLS e USMNT.
Dare un esempio di educazione sociale, infatti, è più importante del successo sul campo, specialmente per una squadra come i San Diego Loyal.
Gli ideali dei Loyal sono espressi nel loro stemma
I californiani, infatti, hanno, nel loro logo, diversi riferimenti riferimenti all’inclusività: dal cielo, realizzato con quattro fasce di colori che ricordano, oltre i tipici tramonti della zona, anche le quattro caratteristiche fondamentali della società (che è indipendente, autentica, inclusiva e ottimista), fino alle onde dell’oceano immaginario, che hanno diverse tonalità di azzurro intrecciate, proprio a simboleggiare la convivenza delle diverse comunità di San Diego.
L’orgoglio di Donovan
“We felt we needed to stand up for something much bigger than a soccer game.” – @LandonDonovan
LD on the reason behind the team’s decision to forfeit their earned point from the 9/23 match at LA Galaxy II.#SDLoyal | #BlackLivesMatter pic.twitter.com/k3qMoc3rmu
— San Diego Loyal (@SanDiegoLoyal) September 30, 2020
Al termine della gara, i Loyal hanno hanno pubblicato un tweet in cui spiegano che la scelta di dichiarare forfait è stata presa perché «così è abbastanza», mentre Donovan, orgoglioso del comportamento dei suoi ragazzi, ha dichiarato:
““I nostri ragazzi, a cui va riconosciuto enorme merito, hanno detto “Noi non ci stiamo”. Sono stati molto chiari in un momento in cui stavano rinunciando a tutte le speranze di fare i playoff, sebbene stessero battendo in maniera evidente una delle migliori squadre del campionato. Ma hanno detto che non gliene importava, che ci sono cose più importanti nella vita, e che dobbiamo combattere per ciò in cui crediamo. E così hanno scelto di andarsene.”
La versione di Martin: “ecco il colpevole”, ma lui nega
My statement on what happened in last nights match. The response that followed from my coaches, teammates, and the entire @SanDiegoLoyal organization was truly moving. They had my back and wanted to make a statement that we aren’t going to stand for this hate in our game. pic.twitter.com/yhTxeL2XkC
— Collin Martin (@martcw12) October 1, 2020
Anche il diretto interessato, Martin, ha affidato a Twitter il racconto della sua versione. L’ex Minnesota United ha puntato il dito contro il giocatore di Phoenix Junior Flemmings, che ha subito replicato, dichiarandosi innocente, e dicendo che i suoi compagni potranno testimoniare a suo favore. Flemmings, infine, si è dichiarato solidale “nei confronti del movimento LGBTQ+”
L’USL apre un’indagine, e annuncia un progetto per sensibilizzare giocatori e allenatori sul tema discrimiazione
Nel frattempo, la squalifica di Martin è stata cancellata, e sia la USL sia i Rising, che hanno inizialmente negato il fatto che il loro tesserato abbia rivolto un insulto omofobo all’avversario, hanno aperto un’indagine su quanto accaduto, nella speranza di far emergere la verità.
La lega, inoltre, con un comunicato ufficiale, ha dichiarato che “è a conoscenza di un presunto insulto omofobo durante la partita tra San Diego Loyal SC e Phoenix Rising FC: linguaggi volgari e offensivi di qualsiasi tipo non hanno assolutamente posto nella nostra comunità e non saranno tollerati nelle partite della USL“.
La stessa United Soccer League, in un secondo momento, ha iniziato una partnership con l’Institute for Sport and Social Justice (Istituto per lo sport e per la giustizia sociale), che collabora già con altre grandi leghe statunitensi, fra cui NFL, NBA e MLS. L’accordo prevede una serie di incontri di giocatori e staff delle varie franchigie affiliate alla USL con degli esperti ed educatori dell’istituto, che li sensibilizzeranno su diverse tematiche sociali, nella speranza di evitare che episodi incresciosi come quello avvenuto ieri sul terreno di gioco del Torero Stadium di San Diego possano ripetersi in futuro.
Il precedente
Si tratta della seconda volta nel giro di una settimana in cui i San Diego Loyal compiono un gesto eclatante contro ogni genere di discriminazione. Soltanto pochi giorni fa, infatti, Donovan aveva comunicato alla USL di voler ritenere nulla la gara giocata contro i Los Angeles Galaxy II, dati gli insulti razzisti rivolti dal difensore losangelino Omar Ontiveros a Elijah Martin, giocatore nero dei Loyal. Ontiveros è stato squalificato per sei giornate dalla USL e in seguito è stato escluso dal roster dei Galaxy.
Si è trattato, dunque, di un periodo burrascoso in casa San Diego Loyal, a cui, però, vanno i fatti i complimenti per come la società, i calciatori e lo staff hanno gestito la situazione, rinunciando perfino al sogno di qualificarsi ai playoff pur di far sentire il loro appoggio ai compagni offesi e sostenere gli ideali promossi dal club.