Quella di ridurre i Designated Player da tre a due per ciascuna franchigia sembra più di una idea per l’MLS che verrà. La proposta, giunta all’esecutivo nella sede al 420 della 5th Ave di New York sembra essere più di una proposta.
Designated player si passa a due?
Era il 2007 quando la regola dei Designated Player fu introdotta nel complesso sistema del Salary Cap della MLS. Fu proprio David Beckham il primo DP della storia della Major League Soccer, tesserato con i LA Galaxy dopo la sua esperienza ai blancos del Real Madrid.
Da quel momento in poi tutte le franchigie della MSL hanno potuto tesserare tre calciatori che potessero sforare il salary cap, cosi da avere in rosa calciatori di uno spessore superiore alla media. In questo caso, pur avendo subito una aumento delle spese, i team della MLS hanno potuto tesserare calciatori come Beckham, Henry, Kakà e non ultimi, Giovinco Ibrahimovic, Rooney.
Si passa a due Designate player: cosa accade?
Tecnicamente la riduzione dei Designated Player per tutte le franchigie comporta una riduzione degli ingaggi. Questo però può riflettersi negativamente sull’appeal e sul merchandising della società, costretta lasciare “nomi altisonanti” dedicati ad un terzo slot non più disponibile.
Si passa a due Designate Player: e se fosse meglio?
E se passare a due Designated Player potesse rappresentare un vantaggio? Investire su un giovane da lanciare nella USMNT sarebbe un obiettivo sportivo molto più costruttivo per tutto il movimento sportivo della MLS. Investire sui giovani, piuttosto che su un calciatore affermato, rappresenterebbe un risparmio economico e, potenzialmente, un craque sportivo su cui fondare un movimento calcistico.