“Giorgio Chinaglia era un simbolo vivente degli sforzi compiuti negli anni ’70 e ’80 per rendere il calcio uno sport importante qui. A volte, sembrava un fantasma della corsa agrodolce della NASL, ma era sempre lì, portando la bandiera del passato del gioco che alla fine ha dato origine al suo presente.”
Con queste parole, Greg Lalas, ex calciatore e ora capo-redattore di «MLSsoccer.com», salutava Giorgio Chinaglia, all’indomani della sua morte, avvenuta il 1°aprile 2012, nella sua casa di Naples, in Florida.
Giorgio Chinaglia è stato fondamentale per la crescita del calcio americano
Ha ragione, Lalas, perché Long John, soprannome datogli dai tifosi della Lazio, squadra a cui il nome di Chinaglia è indissolubilmente legato, pur con le sue controversie, è stato una figura fondamentale per la crescita del soccer negli Stati Uniti: ancora più di Pelé e secondo – forse – soltanto a David Beckham (almeno fra i calciatori).
Come per gli altri due campioni, infatti, l’apporto dell’italiano allo sviluppo del calcio a stelle e strisce non si è limitato al campo. Al termine della sua carriera, anzi, ha partecipato attivamente al dibattito mediatico sulle cause del fallimento della NASL, ed è stato proprietario prima e ambasciatore poi dei suoi New York Cosmos, investendo nel club nel momento più difficile della storia del movimento calcistico nel Nord America.
La storia di Giorgio Chinaglia: eroe dei due mondi
Ma come ci è finito Chinaglia negli Stati Uniti?
L’infanzia e gli esordi in Galles
Attaccante fisico, non molto tecnico e poco elegante, quasi goffo, ma finalizzatore implacabile, Giorgio Chinaglia nasce a Carrara nel 1947, ma emigra in Galles, per motivi di lavoro della sua famiglia, all’età di 8 anni.
Qui cresce in condizione di povertà, ma a 13 anni riesce a entrare nel settore giovanile dello Swansea, avviandosi alla carriera da calciatore. Con i Cigni riesce a debuttare fra i professionisti giovanissimo, nel 1964, ma il periodo gallese è segnato dalle sue intemperanze e dalla sua frustrazione per lo scarso impiego.
Il rientro in Italia: dalla Serie C allo scudetto con la Lazio
Così decide di tornare in Italia, dove, con pazienza, scala la piramide calcistica, dalla Serie C (Massese e Internapoli) alla Serie A con la Lazio. A Roma, fra il ’69 e il ’76, Chinaglia segna 98 gol in 209 partite, vincendo da capocannoniere lo scudetto ’73-’74. Si erge così a leggenda di una squadra già di per sé leggendaria: diventa il calciatore probabilmente più iconico della storia del club biancoceleste, sia per quanto fatto in campo sia per il suo controverso rapporto con le frange di estrema destra all’interno della tifoseria organizzata.
Fra Lazio e Usa
Il legame fra Longh John e la Lazio, però, s’incrina nel 1975.
In estate, al termine di un campionato non all’altezza di quello precedente, il bomber toscano si reca in vacanza negli Stati Uniti, per riunirsi alla moglie, trasferitasi definitivamente in New Jersey, dove, in seguito a una tournée effettuata in quelle zone dalla Lazio, Chinaglia aveva comprato casa.
Lì, dopo aver giocato un’amichevole con la maglia degli Hartford Bicentennials, gli viene proposto di giocare nella crescente NASL. Lui, per via dei numerosi attacchi e delle reiterate critiche e minacce ricevute in patria (dove vive un rapporto complicato anche con la nazionale e con il Fisco), e a causa della situazione divenuta ormai insostenibile all’interno dello spogliatoio laziale, accetta.
Dopi un braccio di ferro clamoroso con la società, è costretto a giocare un’altra stagione con la Lazio ma, a tre giornate dalla fine, quando i capitolini si trovano in piena lotta salvezza, ottiene il nulla osta per trasferirsi ai New York Cosmos, per 450 mila dollari.
Dice così addio – con il tanto immancabile quanto discutibile saluto romano – ai suoi tifosi, e vola negli States, che diventeranno la sua vera casa (o, per meglio dire, quella principale) da lì alla morte.
Chinaglia nella NASL
Ha 29 anni quando inizia a giocare in America: non è proprio un giocatore finito, come si pensa quasi sempre delle star europee che intraprendono un’avventura nel soccer.
Fa il suo esordio in NASL, nella squadra galattica di Pelé e Beckenbauer, nel maggio 1976, con una doppietta nel 6-0 rifilato ai L.A. Aztechs di George Best. È il preludio a un’esperienza straordinaria, “gonfia di dollari e gol“, come scrivono su «Storie di calcio». Le reti, nelle 7 stagioni che Chinaglia trascorre giocando nel Nuovo Continente, saranno ben 234 in 231 partite secondo alcuni, addirittura 213 in 193 gare secondo altri, 242 in 254 secondo fonti più accreditate: in ogni caso, numeri da capogiro!
Le controversie americane di Chinaglia
Anche in America, come in Europa, le due costanti che caratterizzano la sua carriera sono sempre le stesse: “il suo carattere fumantino”, come lo definisce Adriano Stabile su «Il Posticipo» e i gol che segna a raffica, facendo passare in secondo piano quanto combina fuori dal campo.
“Beve whisky, fuma, si dice che abbia il potere di licenziare gli allenatori e che sia geloso di Pelé. Negli States è considerato ‘the villain’, l’antagonista del numero dieci brasiliano, ma segna a valanga e si fa perdonare tutto”.
Così prosegue Stabile, sempre nello stesso articolo su «Il Posticipo».
Ha un rapporto complicato anche con i tifosi, che lui non considera tali per il loro modo di vivere le partite: molto meno passionale rispetto a quello degli europei. Questi, risentiti, lo beccano, lo fischiano, ma alla fine accorrono sempre a decine di migliaia a vederlo giocare, insieme a campioni come Banks, Beckenbauer, Pelé, Neskeens e Carlos Alberto. A questi, per tre mesi, nell’estate del 1978, si unisce, convinto proprio da Chinaglia, anche il capitano della Lazio Giuseppe “Pino” Wilson.
Gol e successi
L’epoca di Chinaglia ai Cosmos è la più gloriosa del club, che con lui vince 4 dei suoi 5 titoli NASL, nel 1977, 1978, 1980 e 1982. In tutte e quattro le finali del Soccer Bowl vinte, naturalmente, Chinaglia segna almeno un gol.
“I sette gol di Chinaglia”
Nell’agosto 1980, ne fa ben 7 in una sola partita, nei quarti di finale dei playoff, contro i Tulsa Roughnecks, in un Giants Stadium gremito di tifosi che lo punzecchiano. Lui li zittisce e li fa innamorare di nuovo. Lo fa a modo suo, con 3 gol di destro, uno di sinistro, uno di testa e due su rigore. Con anche il gol di Beckenbauer, quella partita termina 8-1, e i newyorkesi, orfani del ritirato Pelé, ma con Neeskens, Van der Elst, Carlos Alberto, Rijsbergen, Cabanas, Romero e Bogicevic, iniziano la loro scalata verso la finale. Qui trovano i Fort Lauderdale Strikers di Gerd Muller, Cubillas e Van Beveren, e li superano 3-0, con due gol proprio di Chinaglia. In quella post-season, in totale, il bomber di Carrara mette a segno 18 gol, stabilendo un record per la NASL.
“Chinaglia – Roma 5-3″
Qualche mese prima, a maggio, c’era stata un’altra partita storica, per quanto riguarda l’avventura americana di Chinaglia: un’amichevole giocata contro la Roma a New York e vinta dai Cosmos 5-3, con tre reti del laziale, confermatosi ancora una volta un incubo per i rivali giallorossi.
Bomber
A livello personale, Long John si laurea capocannoniere della NASL per quattro anni consecutivi: 1978, ’79, ’80 e ’81, anno in cui viene nominato anche MVP.
Nel 1978 ottiene la cittadinanza statunitense e stabilisce anche il record di gol segnati da un singolo calciatore in una stagione del campionato americano: 34.
L’avventura nel calcio indoor
Dal 1979 al 1984, la NASL organizza anche un torneo invernale indoor, e Chinaglia vi fa qualche sporadica apparizione. In particolare, nel 1981 gioca per tutto il torneo, esordendo ancora una volta col botto, con 7 gol contro i Chicago Sting, un record per la lega. A fine stagione, sono ben 35 le reti (oltre a 20 assist) che segna nelle 17 partite giocate al coperto.
Ritiro alla Pelé e carriera da dirigente
Nel 1983, quando è ancora calciatore in America, diventa presidente della Lazio. Organizza così un’amichevole a Roma fra biancocelesti e NY Cosmos, per dire addio al calcio giocato. Come Pelé 8 anni prima, Chinaglia gioca il primo tempo con gli americani e il secondo con il suo vecchio club. La partita termina 3-1 per gli italiani, e l’ultimo gol è firmato proprio dal giocatore-presidente carrarese.
L’anno seguente diviene anche socio di maggioranza dei Cosmos, quando la NASL, però, è ormai al tramonto dal punto di vista finanziario.
Ritorno in campo
Chinaglia fa tempo a ripensare al ritiro, e a tornare in campo, sempre con i suoi Cosmos, per la stagione 1984 della MISL (Major Indoor Soccer League), in cui gioca 4 partite e segna 3 gol, ma nel 1985 i biancoverdi e tutto il movimento calcistico americano chiudono i battenti.
Peripezie post-ritiro
Nel 1986, a causa di alcuni problemi finanziari, il carrarese è costretto a vendere anche i biancocelesti, che proverà a riacquistare nel nuovo millennio da Claudio Lotito, incappando però in diversi guai giudiziari.
Da allora, vive fra Italia e Usa, lavorando come opinionista calcistico in entrambi i Paesi, e venendo coinvolto nelle vicende societarie di alcuni club minori: Ferencváros, Marsala, Foggia e Lanciano.
Dal febbraio 1990 al giugno 1991, a 43 anni, fa anche ritorno in campo, giocando a livello dilettantistico con il Villa San Sebastiano (seconda categoria abruzzese).
Chinaglia ambasciatore dei Cosmos
Come detto in precedenza, però, non smette di impegnarsi per lo sviluppo del soccer e così, nel 2011, un anno prima della sua scomparsa, torna definitivamente in America, per svolgere, insieme all’ex compagno Carlos Alberto, il ruolo di ambasciatore dei nuovi New York Cosmos, con l’obiettivo di rilanciare l’immagine della società del presidente onorario Pelé e del direttore tecnico Éric Cantona.
Tributi a Chinaglia
Nel frattempo, nel 2000, il suo nome era stato inserito nella National Soccer Hall of Fame degli Stati Uniti.
Nel 2014, infine, dopo la sua morte, la sua maglia numero 9 viene ritirata alla franchigia della Grande Mela.
Giorgio Chinaglia è stato questo: un ragazzo che ha avuto un’infanzia difficile e che ha dovuto fare un po’ di gavetta prima di arrivare nel grande calcio, dove, pur con la sua personalità controversa, ha fatto la storia di due club di due continenti diversi: Lazio e New York Cosmos. Lo ha fatto prima in campo a suon di gol, poi da dirigente.
Per quanto interessa a noi appassionati di calcio nordamericano, Long John è stato soprattutto una figura chiave per lo sviluppo del soccer nel momento più difficile della sua storia. Un periodo che la MLS ha inizialmente cercato di dimenticare, ma che invece è giusto ricordare, come ha fatto notare detto Greg Lalas, sempre nell’articolo a lui dedicato dopo la sua morte. Personaggi come Chinaglia, Pelé e Carlos Alberto, infatti, hanno contribuito ad accendere la passione per il calcio negli americani, che è rimasta viva anche nei 10 lunghi anni di assenza di questo sport dagli States, portando così alla necessità di fondare la MLS.
Quando pensiamo alle figure che hanno reso il soccer quello che è oggi e quello che sarà nel futuro, perciò, non dobbiamo dimenticarci di Giorgio Chinaglia: un personaggio fondamentale, secondo forse solo a Beckham come importanza per la crescita del movimento.