Ciò che accadde nel 1973 fu un pò quello che si sarebbero augurati tutti gli appassionati di soccer negli anni a venire, ovvero che questo sport sarebbe entrato nelle case degli americani diventando una Major League al pari dei cosiddetti Big Four e che in pochi anni si sarebbe creata una generazione di sportivi americani pronti a diventare degli eroi per i loro fans ma non solo. Così non fu perchè l’arrivo di Pelé, per quanto imprescindibile nella storia del soccer Usa, ha poi creato un nuovo corso di importazione di stelle straniere ma anche di giocatori di seconda o terza divisione che come sappiamo fu una delle cause del collasso della NASL.
Riportiamo qui un articolo della colonna portante della stampa sportiva americana Sports Illustrated del giornalista Ed Shrake datato 3 Settembre 1973 celebrante il successo della franchigia NASL degli oramai leggendari Philadelphia Atoms, gli artefici, assieme al loro allenatore Al Miller del famoso “Miracle of 1973”, quando un expansion team composito prevalentemente da americani conquistò il titolo NASL ’73, tanto più che per la prima volta nella storia del popolare mensile sportivo la copertina fu dedicata ad un calciatore, vale a dire al portiere degli Atoms Bob Rigby con tanto di roboante titolo di copertina ‘Soccer Goes American’. Augurandoci di vedere presto gli Union poter alzare un trofeo pubblichiamo qui su MLS Magazine Italia, la traduzione dell’articolo celebrante la vittoria degli Atoms titolato “Big D reduced to atoms”, titolo con gioco di parole caro alla tradizione anglo-americana.
Soccer goes American: Big D Reduced to Atoms
Per come se lo ricorda Tom McCloskey, si trovava a Los Angeles per il Super Bowl lo scorso Gennaio con otto amici e senza biglietti. Era in piedi nella sala d’attesa di un albergo quando il texano Lamar Hunt, magnate del petrolio con un debole per gli investimenti nei nuovi sport, appreso del suo problema, gli si presentò davanti sventolandogli davanti nove biglietti e chiedendogli “Quanto ti piacerebbe impiantare una nova franchigia pro soccer a Philadelphia?”. Per come la pensava McCloskey, per nove biglietti del Super Bowl ne valeva la pena.
McCloskey è un costruttore di successo, molti anni fa ha costruito lo stato dove poi i neonati Phildelphia Atoms, la squadra che si è impegnato a creare, avrebbero disputato le loro partite casalinghe. Non appena tornato in città e con poche idee in mente McCloskey nominò Bob Ehlinger, vicepresidente dell’area marketing della sua ditta, direttore generale della sua squadra di calcio. Ehlinger ovviamente era stato nominato “honoris causa” per aver corso un ventennio avanti e indietro per i campi da gioco in quanto arbitro di football universitario. Seppur non avesse mai visto una partita di calcio in vita sua, sicuramente doveva saperne molto riguardo a correre da una parte all’altra del campo.
Subito dopo Ehlinger e McCloskey ragionarono sul da farsi, dovevano assumere un allenatore, preferibilmente statunitense così che Philadelphia potesse annoverare l’unico coach americano. I due si presentarono a casa di Al Miller, al tempo allenatore dell’università di Hartwick, nello stato di New York. Da calciatore, ai tempi della East Stroudsburgh State in Pennsylvania era stato nominato per due volte All-America e i suoi record sulla panchina di Hartwick erano stati impressionanti. Miller era dubbioso riguardo le sue possibilità come allenatore professionista ma cambiò idea rapidamente dopo che McCloskey ruppe una finestra dando un calcio ad un pallone che si trovava poco dietro suo figlio, ed entrò a far parte dell’organizzazione.
il viaggio del soccer dell’università di Hartwick, alla premier League, e ritorno in USA!
Per prima cosa Miller fu mandato in Inghilterra in cerca di giocatori, ma gli fu anche chiesto di reclutare più americani possibile, compito nel quale era a suo agio. Grazie alla sua esperienza mise sotto contratto i migliori calciatori universitari disponibili sulla piazza e durante la prima selezione scritturò Bob Rigby, veloce ed elettrico portiere proveniente dalla East Stroudsburg State.
Infine gli Atoms andarono in Inghilterra ad allenarsi e presero in prestito vari giocatori dal Southport per la stagione calcistica americana, che finisce quando inizia quella inglese. Gli Atoms tornarono in patria per il loro esordio e persero contro St Louis, ma cosa ci si poteva aspettare da una expansion franchise?
Certamente non quel che è successo poi. Philadelphia avrebbe perso soltanto un’altra partita delle ventuno disputate, terminando la stagione in vetta alla propria conference con la miglior difesa e l’affluenza più altra del campionato ed il secondo migliore attacco, inferiore solo a quello di Dallas. Rigby è stato nominato miglior portiere e Miller ha ricevuto il premio di “coach of the year”.
E, dulcis in fundo, gli Atoms sono arrivati a Dallas per disputare la finale NASL contro i Dallas Tornado di Lamar Hunt, già campioni nel 1971 e semifinalisti lo scorso anno. Gli Atoms hanno sconfitto Toronto in semifinale, e i loro fans si sono alzati in standing ovation cantando Auld Lang Syne , cosa un po’ strana vista la breve storia della squadra ma che sicuramente è stata una cosa fatta col cuore.
Gli antenati di Dallas FC aveva gia in mano la storia del soccer
Nonostante i Tornado avessero pareggiato in casa e perso in trasferta contro Philadelphia durante il campionato, Dallas sembrava partire con un vantaggio. La squadra giocava assieme da più tempo, e la fnale si sarebbe giocata nel Texas Stadium di Irving, un colossale complesso sportivo costruito in periferia dove il soccer scolastico ha cominciato a svilupparsi velocemente. Nonostante i Tornado siano ancora in perdita, hanno più di una volta superato in affluenza di pubblico la squadra di Major League Baseball di Dallas-Fort Worth, che gioca a poche miglia di distanza. Avendo concluso la stagione con un punteggio maggiore rispetto Philadelphia Dallas non solo avrebbe giocato in casa, ma avrebbe anche potuto, cosa più importante scegliere la data della finale.
Il direttore generale dei Dallas Tornado Joe Echelle scelse la data del 25 Agosto, giorno che coincideva con l’inizio della stagione inglese, così che i due attaccanti più prolifici degli Atoms, Andy Provan e Jim Fryatt, sarebbero dovuti tornare in Inghilterra per giocare nel Southport.
Fortunatamente un altro giocatore in prestito dal Southport, il difensore Chris Dunleavy, era stato squalificato per due turni in Inghilterra potendo così giocare la finale.
Ma senza Provan e Fryatt Miller dovette inventarsi qualcosa per l’attacco. Fece entrare in campo sei americani da inizio partita tra cui Bill Straub, una riserva che non aveva giocato un singolo minuto di campionato. Straub era un difesore ma Miller lo piazzò in attacco. Gli stessi Tornado avevano perso tre giocatori per la stessa ragione e l’allenatore Ron Newman, persi due dei tre attaccanti titolari, dovette giocare con una singola punta, l’esordiente dell’anno Kyle Rote Jr. Dunleavy ebbe il compito di marcarlo.
Rote è una persona molto piacevole ad avere accanto, ex studente della S.M.U., figlio di un eroe del football americano nella S.M.U. e dei New York Giants. Kyle Jr. lavora come addetto alle pubbliche relazioni per i Dallas Tornado per poter così avere un altro stipendio da aggiungere all’umile salario come è consuetudine tra i giocatori della NASL (circa 3000 $ per cinque mesi di stagione). John Best, punta di diamante della difesa di Dallas è comparsa e fotomodello, il portiere Ken Cooper è istruttore di soccer durante i campi estivi, l’attaccante Jim Benedeck è perito agrario, il centrocampista Bob Ridley è un insegnante di tennis, e l’elenco potrebbe continuare. Tutti devono avere un impiego oltre giocare a calcio.
Rote era un promettente giocatore di football in Texas ai tempi dell’high school prima di decidere di dedicarsi al soccer a Sewanee. E qualche giorno prima della finale era nervoso come mai gli era capitato nel football.
“Nel football bisogna preoccuparsi maggiormente. Nel football sai che verrai colpito in ogni momento, nel soccer vieni ugualmente colpito ma quello che devi migliorare sono la corsa e l’abilità. Un calciatore deve essere longilineo come un golfista, la sua dieta deve essere equilibrata perché deve avere molte energie da spendere. Nei primi giorni della settimana prima di una partita mangio proteine per acquisire peso solido e non liquido, la notte prima del match mangio italiano per acquisire i carboidrati ed assumere energia velocemente. Poco prima della partita mangio una banana per il fosforo ed il potassio in modo da combattere i crampi e lo sfinimento”.
Aggiunge ”Vi dirò, durante una partita al Texas Stadium ho corso dalle sette alle nove miglia ed ho perso qualcosa come dodici libbre (circa 6 kg – ndr-). Dopo ogni partita entro nel tunnel e poi mi siedo e cerco di respirare. E’ come per i maratoneti, dopo il ventesimo miglio si chiedono ma che diavolo sto facendo qui?”.
Coi suoi due metri e 90 kg di peso Rote è molto alto per essere una prima punta. Non ha ancora l’esperienza di John Best, il difensore dei Tornado già convocato nella selezione All Stars, ma averlo in squadra è stato come un sogno. “Se uno sceneggiatore avesse inventato Kyle Rote Jr. nessuno gli avrebbe creduto” spiega ridendo Bill McNutt, il re delle torte alla frutta da Corsicana in Texas mentre guida la sua Rolls-Royce nera su una corsia preferenziale durante un trafficato pomeriggio. McNutt, socio di Hunt e comproprietario dei Tornado vende più di due tonnellate e mezzo di dolci alla frutta all’anno, ed è entrato nel mondo del soccer per via di Lamar Hunt.
A tale proposito riferisce :”Quando cominciammo nel 1967 a Dallas c’erano appena undici squadre dilettantistiche, ora il la nostra ultima ricerca ne ha censite 1170, in altre parole dalle 25000 alle 30000 persone che giocano a calcio in quest’area. Credetemi questo sport sta diventando mostruosamente grande in America. Il figlio di Lamar Hunt ha otto anni ed ha deciso di non giocare a football perché potrebbe rovinarsi se poi volesse giocare a calcio. Fino ad un anno fa o poco più ogni giorno c’era il sentore che la lega potesse fallire, ora non è più così, stiamo arrivando dritti in cima”.
Che il Texas sia uno stato a forte vocazione per il football è un dato di fatto con cui Ken Cooper ha imparato a convivere. La scorsa settimana ci ha raccontato :”Quando vado ad insegnare il gioco del calcio nelle scuole mi accorgo subito chi sono i giocatori di football. Sono lì seduti attorno con lo sguardo disinteressato, allora prendo un pallone da calcio e lo metto per terra dicendo ok ragazzi qualcuno è capace di portarmelo via senza usare le mani? A quel punto un giocatore di football si alza in piedi, i suoi compagni urlano ‘Colpiscilo! Spaccalo!’ ma non ce la fanno, caricano come tori ma non ci riescono. I giocatori di football, credo vengano chiamati jocks (jock significa sospensorio ed è come vengono chiamati i giocatori di football americano negli ambienti scolastici ed universitari –ndr-) pensano che il calcio sia uno sport da signorine. Invece ha molto contatto fisico, come il baseball, solo che è molto veloce. Puoi mostrare il fianco ad un “jock”, raggiungere il suo passo e colpirlo nella sua posizione”.
In preparazione alla finale Newman aveva avvertito i suoi giocatori che contro Philadelphia sarebbe stata dura. Aveva avvertito loro che chiunque si fosse presentato in ritardo agli allenamenti sarebbe stato multato di 20 $. Una tale multa non avrebbe significato nulla per gente come Roger Stabauch, per fare un esempio, che anche gioca al Texas Stadium, ma in una lega dove l’atleta più pagato guadagna circa 5000 $ a stagione questa decisione aveva scatenato qualche malumore.
Sabato scorso una folla di 18824 spettatori si è presentata allo stadio, ottima affluenza per la crescente lega pro soccer, il presidente di lega Phil Woosnam era estasiato per la risposta del pubblico.
Philadelphia ha dominato fin dall’inizio, con buona parte del primo tempo giocata nella metà campo di Dallas, e a volte a centrocampo. I tiri in porta di Dallas nell’area difesa da Rigby sono stati rari e deboli. Per quanto fosse abile nel saltare e il suo vantaggio fisico, Rote si ritrovò per tutta la partita Dunleavy su di lui quasi fosse un cappotto.
Il risultato si è schiodato a venti minuti dalla fine del secondo tempo. Rote e Dunleavy balzarono su una palla che nessuno dei due riuscì a prendere. Rote pensò di essere stato spintonato e cercò l’arbitro, la palla nel frattempo rimbalzò verso l’area di Dallas. Newman confessa :”In quel momento sudai freddo, sentivo che stava per succedere qualcosa di brutto”. John Best vide la palla e cercò di spazzarla via, la palla invece rimbalzo sul lato esterno del suo piede e si insaccò nell’angolo destro della porta di Dallas (dopo quella sfortunata autorete Best avrebbe dato l’addio al calcio giocato –ndr-) . Philadelphia era in vantaggio per 1-0 con venticinque minuti rimasti da giocare. Da quel momento la difesa di Philadelphia divenne l’unica preoccupazione per Dallas ed a ragione. Un tiro di Ilija Mitic sfiorò il palo a 12:50 minuti dalla fine ma perlopiù la squadra di Dallas pareva come impigliata nei rovi.
Poi, a 4:58 minuti dal termine, Roy Evans di Philadelphia crossò per Straub che con la fronte insaccò la palla nella porta diAtoms-2073-20Home-20Bill-20Straub_small.jpg Dallas. Se l’1-0 era già difficilissimo da recuperare, il 2-0 sembrò insormontabile, e così infatti fu. Philadelphia divenne la prima expansion franchise a vincere un campionato durante il suo primo anno di vita in ogni sport professionista americano.
una vittoria che ha segnato la storia del soccer
Negli spogliatoi i giocatori di Philadelphia aprirono lo champagne e fecero tre brindisi a John Best, Ehlinger, McCloskey e Miller si abbracciarono ed Ehlinger disse a Miller che aveva svolto il lavoro di allenatore come mai nessuno in ogni sport. Miller rispose che la sua squadra non aveva cambiato nulla per come le cose erano andate ma che avrebbe potuto essere più dura. “La nostra gente corre finchè non cade esausta, ed questa notte abbiamo giocato con sei o sette americani nella formazione titolare. Questo sport ha un grandissimo futuro qui. Quello che è mancato a Dallas è stato l’attacco, Rigby è stato impegnato solo sei volte e Rote non è stato quasi mai un problema, Dunleavy per tutto il campionato ha saputo marcare gli attaccanti avversari e di sicuro non si è smentito stanotte” ha asserito Miller. A tal proposito spiega Dunleavy: ”In Inghilterra giochiamo in maniera molto rude, Rote lo ha capito e lo ha accettato, come io ho accettato che anche lui mi colpisse duro, è stato un duello duro e molto fisico, così che lui capisse che io ero sempre lì. Rote ha subito molto la pressione anche sul piano mentale credo, ma non penso di aver giocato chissà quale gran partita, dopo tutto Rote è stato nominato esordiente dell’anno, ma si tratta pur sempre di un esordiente”.