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l’estate newyorkese del 1977

Un passo determinante per la storia del soccer

di Dario Torrente

Con questo articolo MLS Magazine vuole ricordare la corsa al secondo titolo nazionale del New York Cosmos e celebrare il quarantesimo anniversario di quella indimenticabile estate, che coincise con l’uscita di scena di Pélé in veste di campione dando così ulteriore credibilità ai Cosmos ed alla NASL.

La vittoria del Soccer Bowl arrivò in un momento molto critico della città di New York, al tempo con vari problemi di ordine pubblico tra i fermenti nei quartieri dei neri, il serial killer autoproclamatosi Son of Sam, il crimine in aumento per via della crescente disoccupazione, i gravi problemi economici che avrebbero costretto il sindaco Abraham Beame ad una politica di tagli lacrime e sangue per evitare il fallimento, e ultimo ma non ultimo il black out della città avvenuto il 13 Luglio del 1977 durante il quale vi furono disordini, saccheggi ed uccisioni. Ma ancora una volta, come spesso accade, lo sport diventò motivo di riscatto morale e di orgoglio per la Grande Mela che potè in un momento così difficile consolarsi in parte col successo dei Cosmos di Pélé e della risonanza che l’evento ebbe a livello non solo nazionale ma planetario.

É l’estate del 1977…

La stagione NASL 1977 si avvicinava e tra tifosi, giornalisti ed addetti ai lavori un dubbio cominciava a serpeggiare, un dubbio terribile, una perplessità che silenziosamente cominciava a diventare un mormorio ma che avrebbe potuto quasi minare le fondamenta della credibilità della lega e dello sport più bello e popolare al mondo, che come tutti sanno era stata data dall’acquisto da parte dei Cosmos del brasiliano Pélé, tricampione del mondo con il suo Brasile nel ’58, ’62 e ’70 e indiscutibilmente il miglior calciatore di tutti i tempi.

Grazie al suo arrivo la squadra che lo aveva acquistato per un fiabesco contratto di 4,7 milioni di presidenti morti e la lega in cui militavano passarono da un sostanziale anonimato alla notorietà nazionale e mondiale nel giro di una notte. Ora in tutto il globo tutti sapevano che Pélé era uscito dal suo ritiro avvenuto un anno prima e che invece di Juventus o Real Madrid aveva scelto di evangelizzare gli Usa al verbo dello sport mondiale, e che la squadra dove aveva scelto di giocare erano i New York Cosmos, già al tempo una delle migliori franchigie della NASL.

L’improvvisa popolarità che ebbe il gioco del calcio nella terra dello Zio Sam, fece si che le altre squadre, per stare al passo con New York, cercassero anche loro un giocatore di classe cristallina e fama internazionale per restare competitive ed aumentare le entrate al botteghino nonché poter strappare contratti televisivi in un momento in cui la NASL era in realtà una lega semiprofessionista e di fatto ignorata dalla maggior parte degli sportivi americani.

Con le più avanzate tecniche di marketing in auge già allora negli States, l’astro brasiliano fu esposto ed impiegato in tutte le maniere possibili, creando persino profumi con il suo nome e facendolo addirittura cantare, nonché presenziare ad una serie di avvenimenti mondani cosi che anche la stampa ne parlasse di continuo mantenendo così quello che in Americano chiamano hype. Dal punto di vista più strettamente sportivo, l’ex nazionale brasiliano fu impiegato per varie partite amichevoli sul suolo americano ed anche all’estero, sia contro squadre locali che rinomati club europei e sudamericani. In più, per immortalare la sua venuta nella terra delle opportunità la Warner Bros aveva realizzato il documentario “Pélé’s new world” dove tra un saggio della sua incommensurabile classe ed un consiglio ai più giovani di come migliorare le proprie capacità, spiegava agli americani il suo intento messianico di far diventare il soccer popolare anche negli Usa, coadiuvato dalla voce del leggendario John Facenda, inconfondibile cronista della NFL che aveva già prestato sporadicamente i suoi servigi alla NASL.

NY Cosmos: un flop annunciato?

Ma a tutta questa esposizione del giocatore e della squadra, coadiuvata dopo il campionato 1975 da altre star internazionali, non erano seguiti i fatti. Il primo anno la squadra era esclusa dai play-off, e nel 1976 era stata eliminata dalla corsa al titolo nazionale alle semifinali contro i Tampa Bay Rowdies, e prima che la stagione NASL 1977 iniziasse, il clamore ed i dubbi sulla reale capacità di Pélé ed i suoi Cosmos di vincere finalmente il Soccer Bowl, pomposa formula creata per emulare il Superbowl del football americano, cominciavano a fare breccia nella testa degli sportivi americani. In un paese estremamente competitivo come gli Usa, l’etichetta di perdente non viene tollerata nemmeno dal più indulgente dei pastori, ed un’ eventuale mancata vittoria del campionato proprio nell’ultimo anno da professionista di Pélé sarebbe stata una tremenda perdita di immagine per il giocatore, la sua squadra e la lega intera.

Per scongiurarne l’eventualità la Warner Bros aprì un’altra volta i cordoni della borsa sostenendo una buona campagna acquisti campagna acquisti, e per dare un chiaro segnale che il soccer era diventato oramai un major sport almeno nella grande mela, traslocarono dallo Yankee Stadium all’appena costruito Giants Stadium, maestoso complesso ideato per il football americano voluto dai New York Giants sito ad East Ruteford nel vicino New Jersey con una capienza di poco più di 80000 spettatori. Come nuovi acquisti arrivarono i difensori canadesi Robert Iarusci e Bruce Twamley, il portiere turco Erol Yasin, voluto dai fratelli Ertegun, il centrocampista Vito Dimitrijevic dall’allora Jugoslavia, così come l’attaccante Jadranko Topic, prelevato dal Velez Mostar. Jomo Sono, anche lui attaccante, arrivava invece dal Sudafrica, ai tempi isolato dal mondo per via dell’Apartheid ed era stato acquistato dagli Orlando Pirates, una della squadre più popolari tra la popolazione nera.

Il difenore Rildo era invece brasiliano ed era stato compagno di Pélé sia in nazionale che nel Santos. Il pezzo più pregiato della campagna acquisti newyorkese fu senza dubbio l’inglese Steve Hunt, attaccante dell’Aston Villa all’epoca poco più che ventenne ed idolo della ragazzine che andava a rinforzare la già numerosa colonia britannica. Proprio questa campagna acquisti fu motivo di discordia tra la società sportiva e Pélé, che furioso perché la squadra non era stata forgiata secondo le sue volontà, saltò l’intero precampionato presentadosi a al campo d’allenamento una settimana prima dell’inizio del campionato vistosamente fuori forma.

In campo le cose non andavano nel migliore dei modi, con il brasiliano e Chinaglia sempre pronti a litigare tra loro, i sudamericani che passavano la palla solo a Pélé, gli inglesi che giocavano alla loro maniera, il classico kick and rush, cosa che faceva a dir poco infuriare Chinaglia, gli slavi che non si erano inseriti negli schemi del tecnico Bradley e camminavano pigramente in campo, e dulcis in fundo, gli americani erano stati praticamente estromessi Shep Messing era stato messo in panchina in favore del suo collega turco per volere del nuovo direttore sportivo Neshui Ertegun, mentre Bobby Smith per aver reso pubblica l’esistenza della “English Mafia” ed averne denunciato l’eccessiva influenza aveva perso il posto da titolare a favore proprio di un inglese.

A fine maggio i Cosmos rinforzano la difesa con l’acquisto del capitano della nazionale tedesca e leggenda del Bayern di Monaco Franz Beckenbauer, campione del mondo con la sua Germania nel 1974, ed ancora relativamente giovane, ma il vero punto di svolta arriva dopo la partita del 26 Giugno, quando dopo aver lasciato in panchina Chinaglia durante la partita contro gli Aztecs, Bradley viene esonerato per volere dello stesso Long John il quale diventato il confidente di Steve Ross, CEO della Warner Bros e proprietario della squadra, si rende partecipe di un intrigo di corte degno della reggia di Versailles. Dopo aver cenato con l’allora allenatore dei Rowdies Eddy Firmani, ex giocatore di Inter, Sampdoria e Genoa e suo amico di vecchia data, lo convince a dimettersi dalla panchina di Tampa Bay a campionato in corso, dopodiché dopo aver ottenuto le dimissioni di Bradley fa si che i dirigenti della squadra presentino l’italo-sudafricano come nuovo allenatore. Anche se tutta questa trafila diplomatica non fu resa ufficiale, questi sono i fatti per come si svolsero, e l’arrivo del nuovo direttore tecnico non smorzò le tensioni in campo, perché per molti Firmani era il burattino di Chinaglia, e l’aver rimesso in campo gli americani gli alienò le simpatie della English Mafia.

A quattro giornate dalla fine, la dirigenza arricchisce ulteriormente la squadra con l’arrivo, proprio nel giorno del famoso black out di New York, dell’ex capitano della Verdeoro, compagno di nazionale e di squadra di Pélé Carlos Alberto Torres, il quale diventa subito l’esponente di spicco della difesa permettendo così a Beckenbauer di spostarsi a centrocampo e poter dare supporto alla manovra offensiva rendendola più fluida. Grazie a questo accorgimento tecnico reso possibile dalle spalle larghe della Warner Bros, i Cosmos fanno polpette dei Washington Diplomats sbaragliandoli per 8-2 il 27 Giugno 1977, e si congedano dal proprio pubblico la settimana seguente con un 3-1 contro gli effimeri Connecticut Bicentennials con reti di Chinaglia, Pélé, che resosi conto che il suo tempo stava terminando si era risvegliato dal torpore, e l’inglese Tony Field. La squadra arrivò seconda nel proprio girone e terza in assoluto, ma molti tra appassionati di soccer, giornalisti ed opinionisti pensavano che New York avrebbe si passato il primo turno ma che difficilmente avrebbe raggiunto le semifinali.

Le perplessità furono presto accantonate dopo che durante la prima fase delle eliminatorie i Cosmos, divenuti oramai la squadra stellare entrata di lì a poco nella leggenda, il giorno di San Lorenzo strapazzano per 3-0 i rivali storici Tampa Bay Rowdies di Rodney Marsh che l’anno precedente li aveva eliminati dalla corsa al titolo complice anche una notte brava a base di alcool e donnine allegre consumata da Pélé e Chinaglia e sapientemente orchestrata dall’inglese ed i suoi compagni di squadra. La vendetta non si è fatta attendere e grazie ad una doppietta del rigenerato Pélé ed una rete suo compagno-rivale Chinaglia, New York passa al turno successivo supportata da una folla di 57828 spettatori. Quella che solo tre anni prima era una compagine rattoppata, scalcagnata, ignorata dai newyorkesi e semiprofessionista, era diventata la nuova attrazione della città. Molte persone famose spesso venivano ad assistere alle partite casalinghe dei Cosmos, tra i quali i Rolling Stones, Bjoern Borg e il politico Henry Kissinger, giusto per fare qualche nome.

‘New York loves winners’: è tempo dei Cosmos di NY

Ma come recita un detto oramai famoso, ‘New York loves winners’, per cui se la corsa al titolo non si fosse concretizzata nella vittoria di un trofeo che mancava da cinque anni tra le altre cose, tutto l’interesse attorno alla squadra ed allo sport più bello del mondo sarebbe presto evaporato. Le stelle però, sia quelle in cielo che quelle in campo, si stavano muovendo affinché ciò non accadesse, e appena quattro giorni dopo il Giants Stadium fu riempito fino a contenere 77691 spettatori, record che resistette fino alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 e che rimane a tutt’oggi uno dei match con la più numerosa affluenza di tutti i tempi negli Usa.

Coloro che ancora oggi possono dire io c’ero assisterono ad una spettacolare vittoria della squadra di casa sui Fort Lauderale Strikers per 8-3, che mise fine alla carriera del portiere inglese Gordon Banks, già campione del mondo 1966. Per la cronaca ci furono una tripletta di Chinaglia, una doppietta di Hunt ed un goal a testa di Eterington, Beckenbauer e Tony Field. Il ritorno in Florida finisce 2-2 con vittoria agli shoot-out tre giorni dopo. Il 21 Agosto New York è corsara a Rochester grazie ad 2-1 esterno con goal di Chinaglia e Steve Hunt e appena tre giorni dopo i Lancers vengono fatti a pezzi dai Cosmos per 4-1 con doppietta di Chinaglia e goal di Pélé e Dimitrijevic, staccando così il biglietto per il Soccer Bowl del ’77 che si sarebbe tenuto una settimana dopo a Portland nell’allora Civic Stadium contro i Seattle Sounders.

La finale fu trasmessa dalla TVS e lo stadio fu riempito in ogni ordine di posti registrando 35000 spettatori. Nonostante nei primi minuti di gioco la partita fu dominata dai Sounders, i quali si videro annullare un goal di Mickey Cave all’ 8′ e l’ex Cosmos Tommy Ord mandò di poco fuori con un colpo di testa dieci minuti più tardi, al 19′ minuto, fu New York a passare in vantaggio per quella famosa disattenzione di Tony Chursky il quale non accorgendosi della presenza di Steve Hunt in area temporeggia con la palla facendosela rubare dall’inglese che insacca sbloccando così il risultato. Quattro minuti dopo l’ex Tommy Ord riporta il risultato in pareggio ed alla fine del primo tempo il verdetto non muta e le squadre vanno a riposo sull’ 1-1.

Il risultato si sblocca solo al 78′ quando Steve Hunt crossa in area incontrando la testa di Chinaglia che segna così il goal della vittoria. La difesa dei Cosmos fa buona guardia e il portiere Shep Messing è attento a contenere le folate dei Seattle Sounders che non ci stanno a perdere, ma al fischio finale dell’arbitro si scatena la festa dei newyorkesi che festeggiano il secondo titolo e il suggello finale della carriera di Pélé facendolo andare via da vincitore ed entrano così nell’Olimpo del calcio mondiale incidendovi a caratteri cubitali il nome dei New York Cosmos e regalando così alla loro città, in quel periodo piagata da problemi economici e di ordine pubblico, qualcosa con cui riscattarsi e di cui andare fieri.

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