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Quando Pelè sbarcò in America

L'arrivo di Et a New York City cambio la storia del soccer

di Dario Torrente

L’estate è il periodo dei grandi arrivi nel soccer USA. Lo è stato quest’anno con le grandi d’Europa (Barà§a, Chelsea, Real Madrid, Inter e Milan). Lo fu nel 2007, con l’esordio di David Beckham contro il Chelsea. Ma più di tutti lo fu il 23 giugno del 1975, quando un extraterrestre sbarcò in America: Pelé.

Sport Illustrated celebra Pelè ed il suo arrivo in America

Il popolare periodico Sports Illustrated dedica per la seconda volta nella sua storia la copertina ad un calciatore. Questa volta non si tratta di un atleta americano bensì della leggenda Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto in tutto il mondo come Pélé, appena acquistato dai New York Cosmos con l’intenzione di poter finalmente far sviluppare il soccer negli USA e guadagnare così credibilità sul piano internazionale. Il titolo riportato in copertina è un pomposo “Pélé’s triumphant debut” seguito in piccolo da un esplicativo “Us soccer finds a saviour”, l’articolo scritto dal giornalista Jerry Kirschenbaum, (autore tra l’altro di un fanastico libreo che potet trovare qui in super promo ‘SAFE BOAT’) si intitola “Curtain call for a legend”, il contenuto dell’articolo è stato tradotto e qui sotto riportato.

La sua presenza in campo è stata salutata da fuochi d’artificio, i suoi magici passaggi da grida di giubilo, e il goal che caparbiamente ha lanciato in rete, è stato un carnevale sotto il Triborough Bridge. Questa è stata la domenica pomeriggio di Pélé a New York, che aggiunge così un altro capitolo alla sua carriera di celebrato eroe popolare del soccer. Giocando la sua prima partita come membro dei New York Cosmos, è riuscito a trasformare il Downing Stadium, un decadente complesso reliquia della grande depressione costruito su di un isola dell’East River, nell’improbabile centro del futebolmondiale. L’esibizione di Pélé ha incluso anche un assist ed un goal, che ha permesso ai Cosmos di salvare il risultato, un pareggio per 2-2 contro i Dallas Tornado. Non importa se la partita in sé è stata semplicemente un evento mediatico, una partita amichevole organizzata per mostrare lo straordinario colpo di mercato dei Cosmos alle TV di Usa, Giappone, e gran parte dell’America latina. E non importa che la folla di 21.278 spettatori, 1.200 meno della capacità massima, sarebbe stata inghiottita allo stadio Maracanà , nel Brasile di Pélé. E se molti degli spettatori non distinguevano una rovesciata da un passaggio filtrante, questo era il punto: è stato per promuovere il soccer negli ancora non iniziati Usa la ragione per cui Pélé ha accettato di giocare nei Cosmos.

Per sua ammissione fuori forma dopo il suo ritiro durato otto mesi, il 34enne Pélé si è unito ad una squadra della North American Soccer League che prima del suo arrivo aveva la deprimente media di 3 vittorie e 6 sconfitte. Scorazzando sul campo senza sprecare energie, ha dribblato sciami di difensori dei Dallas Tornado e infilato passaggi felpati e mirati negli spazi più ridotti. L’unico guaio è stato che gli altri giocatori dei Cosmos sono sembrati troppo spesso impreparati. Sembrava che il piccolo uomo dalle gambe veloci non stesse facendo vedere al soccer Usa ciò che voleva mostrare. Ma dopo poco i suoi compagni di squadra han cominciato ad obbedirgli quasi come il pallone.

Subito dopo Pélé ha tirato in porta, sfiorando il goal, con la palla che è andata a sbattere contro i fotografi che che si sono scansati per schivare il colpo. Poi ha snocciolato una palla goal per Julio Correa, anche lui fuori di poco. I goal di Altamont McKenzie e David Chadwick avevano portato Dallas in vantaggio nel primo tempo, ma Pélé stava chiaramente galvanizzando i Cosmos. Nel secondo tempo ha confezionato improvvisamente una palla goal per Mordechai Shipgler, un israeliano dalla pelle dura, che ha sparato una cannonata alle spalle del portiere Ken Cooper, portando così il risultato sul 2-1. Nove minuti dopo Shipgler ha restituito il favore, crossando una palla che Pélé con un grande gesto atletico come sospeso a mezz’aria ha infilato in rete. Questo è stato il goal finale che Pélé ha festeggiato come suo solito, saltando in alto e tirando pugni in aria.

La partita era stata progettata anche come passerella per Kyle Rote Jr, la prima superstar americana del soccer, ma Rote, come tutti gli altri del resto è stato messo in ombra. I tifosi son venuti per vedere Pélé, e se ne sono andati nella maniera in cui son venuti, riempiendo il cielo di canti “Pé-lé, Pé-lé”. L’eccitazione per la presenza di Pélé era per la verità cominciata cinque giorni prima, al suo arrivo negli Usa. In posti dove il soccer è sacro, vale a dire quasi tutto il mondo, l’ascesa di Pélé dalla povertà allo zenit nel suo sport è leggenda. Nato come Edson Arantes do Nascimento, è diventato l’unico uomo ad aver vinto tre Coppe del Mondo, ed il primo ad aver segnato 1000 goal.

Pelè è stato il giocatore più forte di sempre?

E’ stato ricevuto a Buckingham Palace, è stato onorato di una parata sugli Champs-Elysées e salutato in tutto il mondo come il Re o il grande. Il suo soprannome è diventato un superlativo; se la gente vi chiama il Pélé dei fornelli, vuol dire che di sicuro apprezzano la vostra cucina. Ed ora è andato a giocare a Randall Island. Vista la modesta condizione del soccer negli Usa nessuno si aspettava però la rissa sotto le teste d’orso e di cervo imbalsamate del Club 21 di Manhattan, cioè dove i New York Cosmos hanno scelto di svelare il loro ambito trofeo.

Nel momento in cui Pélé ha simbolicamente firmato il contratto con i Cosmos, 300 giornalisti e assistenti si sono contesi le prime postazioni, e come risultato della rissa, un cameraman brasiliano si è ritrovato con gli occhiali rotti. La stessa notte Pélé è stato presentato in abiti da strada al Veterans Stadiumdi Phildadelphia, per la partita degli Atoms contro i Cosmos, una folla di 20.124 persone, il doppio dei pieni fin lì mai registrati, ha acclamato Pélé fischiando però lo sciame di fotografi che lo seguiva ovunque impedendo la vista al pubblico. L’atmosfera sovraccarica ricordava il tour dei Beatles in america o la visita dell’ultimo Papa. Pélé non è una figura statuaria, non più alto di 5′ 8″ (1 metro e 75 -ndr-) che sembra quasi che sbuchi fuori da un cuneo di capelli ben tagliati corti e con due grandi occhi da bambino.

E’ riuscito a restare sereno in mezzo alla commozione che egli stesso stava causando dando alle sue parole un senso quasi messianico, dichiarando pubblicamente

‘Sono venuto nel vostro paese perché ho capito di essere l’unico in grado di poter salvare il soccer. Diffondete la notizia che il soccer è finalmente arrivato negli Usa.’

L’ Incredibilmente educato, Pélé ha mostrato il suo sorriso scintillante per tutto il tempo e risposto alle domande sia direttamente in inglese (“I don’t speak well your language”) o più spesso tramite interpreti.

Un giorno, mentre posava per un servizio fotografico a Central Park, è stato attorniato da decine di ragazzini ai quali ha raccomandato “praticate spesso lo sport”, e durante la sconfitta ai minuti di recupero per 1-0 contro Philadelphia, ha regalato un’immagine di se ben diversa da quella che i newyorkers si aspettano dal prodigio corrispondente ai vari Joe Namath e Walt Frazier. Seduto in un posto riservato, si teneva per mano con la moglie Rosie. Ma le differenze si sarebbero presto viste.

Come Pelè cambiò i New York Cosmos

Come prima cosa, mentre gli altri giocatori del Cosmos venivano agli allenamenti in autobus, lui si presentava in Limousine, e inoltre è stato affiancato da Julio Mazzei, amico e consigliere che Pélé chiama “Papà “. Mazzei è ex prepraratore del Santos, la squadra dove Pélé ha giocato per 18 anni, e i Cosmos lo hanno assunto nello staff di Gordon Bradley, dando l’impressione che Pélé avesse un capo e il resto della squadra un altro. Ben lontani dal risentire di tutto ciò, i Cosmos si sono comportati come una squadra dilettante di baseball che si ritrova all’improvviso Babe Ruth tra i giocatori. Avvicinandosi al nuovo compagno di squadra, il centrocampista rumeno Gil Mandarescu si è lasciato andare dicendogli “Ho sempre sognato di stringerti la mano un giorno, ma giocare con te è addirittura un miracolo”.

Il primo allenamento di Pélé si è tenuto durante un temporale all’interno della palestra dell’Hofstra University di Long Island. L’autista si era perso e così è arrivato con 35 minuti di ritardo. Non appena arrivato si è scusato con Bradley che gli ha applicato la multa di 25 $ come da prassi. Stringendosi attorno alla squadra Pélé ha dichiarato “Sono sempre stato un uomo di squadra, e tutt’ora lo sono, non aspettatevi che io vinca le partite da solo, dobbiamo lavorare insieme”.

Il giorno dopo Pélé si è presentato al Downing Stadium in orario. Durante una partitella di allenamento ha chiamato i compagni di squadra per nome ed ha applaudito le loro buone azioni. Ma ogni parvenza che Pélé fosse tra pari si è vanificata per sempre quando, posizionato davanti alla porta, ha intercettato un passaggio angolato del compagno John Kerr. Pélé si è elevato in rovesciata ed ha effettuato un tiro fortissimo che si è insaccato dietro la schiena del secondo portiere Kurt Kuykendall. Tutti i giocatori hanno applaudito mentre Kuykendall si domandava “Ma cosa è successo?”.

Il merito di aver acquistato Pélé va al direttore generale dei Cosmos, un inglese dalla faccia bianchissima chiamato Clive Toye, che ha posto le basi già nel 1971, quando, accompagnato dal commissioner della NASL Phil Woosnam, volò in Giamaica, dove Pélé era in tour col Santos, chiedendogli di “ricordarsi dei Cosmos” per il futuro. Toye andrebbe applaudito più per l’audacia che non per la visione. Al tempo la NASL aveva solo 8 squadre e lottava per sopravvivere.

Il soccer non è stato più lo stesso, fino ad arrivare alla MLS

Da allora il soccer negli Usa ha conosciuto una crescita esponenziale e la NASL si è espansa a 20 squadre. Toye ha instancabilmente corteggiato Pélé, incontrandolo negli anni a Francoforte, Roma, Bruxelles e San Paolo. Durante tutto il tempo della sua corsa di 75.000 miglia, Toye ha sempre enfatizzato al brasiliano che si trovava nella posizione di fare la storia, di “portare il soccer usa nell’era degli aerei a propulsione”.

Dal punto di vista finanziario ha liberamente attinto dal portafoglio della Warner Comunication Inc. una compagnia di intrattenimento che fattura 720 milioni di dollari l’anno che sforna film (l’Esorcista), dischi (Frank Sinatra, i Rolling Stones), più altre cose come i fumetti di Superman. La scorsa settimana la Warner ha ingaggiato un superman in carne ed ossa, e la sensazione che questo fosse reale si è percepita quando, non appena Pélé ha esordito nella NASL, i Boston Minutemen hanno acquistato un’altra superstar, il fuoriclasse portoghese Eusebio.

Gli uffici dei Cosmos, fino a quel momento calmi, si sono improvvisamente trasformati in un vespaio di attività. Quando non erano in giro a cercare scuole adatte per i figli di Pélé – Kelly e Christina di 9 anni ed Edinho di 4 – gli impiegati dei Cosmos dovevano combattere contro la valanga di offerte e di richieste da parte di media e sponsor, che andavano dalla partita domenicale, proposte di amichevoli, fino alla pubblicità per marche sportive e addirittura inaugurazioni di cliniche. Tutto tranne giocare nei Jets.

Tutto ciò ha reso lucroso l’investimento della Warner Communications. Pélé ha firmato un contratto di 4,5 milioni di dollari, in cambio dei quali giocherà un centinaio di partite e sarà nelle mani della Warner per quel che riguarda merchandising e pubbliche relazioni. I Cosmos stavano pensando allo Yankee Stadium tra le altre possibilità per una nuova casa dei Cosmos, e stavano pianificando tournée in Europa e Asia. Citando l’interesse mondiale per la partita di sabato Clive Toye ha chiosato

“Siamo diventati in una notte il sodalizio più redditizio nello sport. Il nostro mercato per la TV e i tour post stagionali è globale.”

L’unica nota stonata si è registrata in Brasile, dove per alcuni dei suoi compatrioti il suo trasferimento negli Usa equivale a un tradimento. Un paio di giornali brasiliani hanno insinuato che l’eroe nazionale del paese fosse stato motivato più dai soldi che non dalla sua missione, come se le due cose fossero incompatibili.

Alla domanda se fosse o meno in guai finanziari Pélé ha ammesso alcune perdite relativamente modeste in un singolo investimento per la produzione di gomma. “Ho deciso di tornare a giocare perché mi manca il soccer, e perché mi sono accorto che giocare negli Usa era la sfida di cui avevo bisogno. Se fosse stato solo una questione di soldi perché ci avrei messo così tanto a firmare?” ha affermato il giocatore. La cosa migliore da pensare è che il contratto stipulato coi Cosmos ha elevato Pélé al rango di atleta più pagato del mondo.

Come il soccer ha cambiato la vita di Pelè

Quello che un tempo era un apprendista lustrascarpe pagato 2$ al mese è ora proprietario di svariate tenute ed aziende e si sente a suo agio nel mondo degli affari. Un altro contratto gli rende 150.000 $ per promuovere il programma per lo sviluppo giovanile del soccer sponsorizzato da Pepsi Cola, ed è questa la ragione per cui Pélé si è allenato un pomeriggio al quartier generale della Pepsi Cola a Westchester, un complesso dotato di parco dove le segretarie prendono il sole vicino alle statue di Alexander Calder ed Henry Moore.

Tutto questo parlare di soldi e di soccer ha messo in secondo piano un’altra delle ragioni principali per cui Pélé e la moglie Rosie hanno deciso di venire negli USA. Pochi anni fa, lui e sua moglie stavano passeggiando all’Hollywood Boulevard quando all’improvviso Pélé si accorse di non essere importunato, e che gli Stati Uniti erano uno dei pochi posti dove questo può accadere. Sollevando in aria la sua stupita moglie ed ha urlato “Sono libero! Sono libero!”.

Fa assai strano che qualcuno si possa trasferire a New York per cercare pace e calma, e questo sembra alquanto improbabile visti i primi frenetici giorni di Pélé negli Usa. A giudicare di come la folla lo ha acclamato domenica si è percepito che molto probabilmente potrà fare finalmente attecchire il soccer negli States. Quando sei una leggenda vivente la solitudine è relativa, e nella limousine che dal quartier generale della Pepsi Cola lo riportava a Manhattan, Pélé ha rivelato “Ognuno ha bisogno di un momento di solitudine, per me è impossibile averne in Inghilterra o in Germania ma qui forse sarà differente.” Alla domanda del giornalista “Ma allora non vuole far appassionare gli Usa al soccer come il resto del mondo?” Pélé ha risposto, placidamente come sempre, “Certo che lo voglio, ma gli Usa sono il paese con più celebrità dello sport e dello spettacolo, qui sarò solo una delle tante star.” Ma anche una delle più famose.
Con l’arrivo di Pélé i Cosmos entrarono nell’immaginario collettivo mondiale.

Pelè ci ha lasciato il 29 Dicembre 2022

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