Dopo aver preso in prestito, invero senza molto successo, la squadra scozzese del Dundee United per recitare la parte dei Dallas Tornado nel campionato USA ’67, Lamar Hunt ed il suo socio Bill Mc Nutt decidono, con la nascita della NASL ed il conseguente cambio della politica sull’importazione di squadre straniere di ricostruire la squadra dal nulla affidando la direzione tecnica allo slavo Bob Kap, che negli anni a venire avrebbe costruito la sua fama nel convertire giocatori di soccer al football americano, ma questa è un’altra storia.
Dallas Tornado: una storia da raccontare
Al nuovo tecnico viene assegnato l’arduo compito di reclutare i giusti giocatori per la stagione NASL ’68, e lo slavo si mette presto al lavoro mettendo sotto contratto giocatori sconosciuti provenienti prevalentemente da Olanda, Inghilterra e Norvegia con l’eccezione dell’americano Jay Moore. Di tutti gli atleti selezionati da Kap, solo uno, l’inglese Mike Renshaw continuerà a giocare a calcio da professionista dopo la disastrosa stagione che vedrà i Tornado totalizzare il peggior record sportivo di tutti i tempi per una franchigia pro sport americana, vale a dire due sole vittorie, quattro pareggi e ben ventisei sconfitte… inutile dire che dopo poche partite Kap venne esonerato, e la guida della squadra venne affidata all’inglese Keith Spurgeon il quale poco potè fare in quanto il valore in campo espresso dalla squadra costruita da Kap era realmente infimo, e molto probabilmente questo era dovuto anche ai suoi criteri di valutazione e selezione a detta di molti alquanto discutibili.
Ron Newman, arrivato durante la stagione dagli Atlanta Chiefs e che avrebbe assunto contemporaneamente le funzioni sia di calciatore che di allenatore in seconda rimase stupito da quello che sentì raccontare su Kap e i suoi metodi. “Era un tipo strano, almeno da quello che ho sentito dire. Ovunque andava metteva un annuncio sul giornale locale per trovare persone che sapessero giocare a calcio, e a quel punto gli si presentava una moltitudine di gente, e quando lui chiedeva per chi avessero giocato in precedenza e questi ad esempio rispondevano ‘Liverpool’, e poi sussurravano a bassa voce ‘Dopolavoro operai del gas’….una volta si presentò con un aspirante calciatore un amico di questi, il quale interrogato da Kap se volesse partecipare al tour mondiale dei Tornado rispose che sarebbe stata una grandissima idea, venne fuori dopo che questo ragazzo non aveva mai giocato a calcio….a questi metodi di selezione alquanto discutibili va aggiunto l’estenuante tour mondiale che i Dallas Tornado dovettero intraprendere tra il 1967 ed il 1968, composito di quarantacinque gare nell’arco di nove mesi, questo per cementare l’affiatamento della squadra, composta per volere di Kap da giovani senza esperienza e che avevano giocato solo a livello amatoriale o semiprofessionista. Inutile dire che quando la stagione NASL incominciò la squadra era già provata da quel lungo, logorante ed a tratti allucinante tour mondiale che toccò persino il Vietnam durante una delle fasi salienti della guerra, e paesi come India e Pakistan in fermento per motivi politici e religiosi.
Quando tutto cominciò: Dallas Tornado
I Dallas Tornado esordirono in casa contro Houston e persero 6-0, e nelle seguenti partite collezionarono sconfitte anche peggiori con risultati quali 8-2 e 7-1…non c’è da stupirsi del perché Kap non terminò la stagione… Per quanto riguarda il tour mondiale si trattò di una fatica titanica e con alcuni lati paradossali, in quanto dei ragazzi scelti a rappresentare i tornado uno solo era americano, nessuno di loro era mai stato a Dallas, e per ragioni di marketing i giocatori dei tornado dovevano farsi vedere in giro vestiti da cow boys…..le memorie di questa follia sportiva sono state trasmesse a noi da Bill Crosbie, guidatore d’autobus di Liverpool che totalizzò sei presenze nella NASL prima di infortunarsi e saltare il resto della stagione per lesione dei legamenti delle caviglie. La paura di essere reclutato per la guerra del Vietnam (a quanto pare gli stranieri con permesso di lavoro potevano essere selezionati) fece si che tornasse nella sua natia Inghilterra, e di lui e del suo compagno Bobby Roach non se ne seppe più nulla, ma rimane a noi questo pugno di memorie forse scritte senza l’abilità di un letterato ma di sicuro vissute in primo piano.
Il tour comincia nell’Agosto del 1967 in Spagna e Marocco, con i Tornado che al loro esordio vengono asfaltati 4-0 dal CF Cordoba il 22 Agosto. Le partite successive vanno meglio forse anche per la minor consistenza degli avversari, vale a dire l’RSD Alcala sconfitta a Madrid una settimana dopo per 5-4 e il CF Coria, società minore sivigliana contro la quale gli “americani” si impongono per 4-3 l’8 Settembre. La ruota sembra girare bene per i Tornado che riportano una settimana dopo un’altra vittoria in territorio marocchino per 3-2 contro l’UDT di Tangeri, ma il 20 Settembre il Real Oviedo riporta i texani sulla terra infliggendo loro una sonora sconfitta per 4 reti a 0. Crosbie e Roach si uniscono alla squadra il 30 Settembre. Così cominciano le memorie:
Non so di chi sia stata l’idea, se di Bob Kap o di Lamar Hunt, cioè quella di creare una squadra di giovanissimi che sembrassero il più possibile americani, e per questo motivo dovevamo avere i capelli corti, e dovevano andare in giro per il mondo vestiti da cow boys con cappello, giacca ed anche la cravatta. Avevo già avuto un colloquio per la squadra di Dallas due mesi prima e il mio nome era stato segnato sul loro blocco note. Ricevetti un telegramma con scritto che se ero ancora interessato ad incontrare Kap in un hotel di Liverpool quella notte. Mi disse che era ancora interessato ad avermi in squadra ed aggiunse che io e Bobby Roach avremmo dovuto prendere un treno alle 8 del mattino seguente diretto a Londra. Lì avremmo dovuto arrivare ad Heatrow dove avremmo presto l’aereo per il dolce sud della Francia. Lì ci saremmo uniti al resto della squadra. Erano gli anni ’60, quando andavano di moda i Beatles ed i capelli lunghi, che anche io portavo. “A proposito”, aggiunse Kap, “Se vuoi rimanere nella squadra tagliati i capelli prima che ci rivediamo”. Finii di lavorare alle 10 di sera, andai a casa di una mia amica che faceva la parrucchiera dall’altro lato della strada, mi feci tagliare i capelli, arrivai a casa, feci la valigia e scrissi una lettera di dimissioni all’azienda per cui lavoravo. Mi alzai alle 6 di mattina, salutai i miei genitori e presi l’autobus per Lime Street, dove era la stazione. Non avevamo il telefono in casa, per cui non potei salutare la mia ragazza!
Dallas Tornado: quanto conta il destino?
Qui mi rendo conto di quanto a volte piccole circostanze possano cambiare il destino. Ero un conducente d’autobus, il che significava che quando ero al lavoro non c’era modo di contattarmi ed all’epoca i telefoni cellulari non esistevano, fossi stato in turno di sera non avrei letto il telegramma e non sarei partito per il tour.
Il 6 Ottobre i Tornado pareggiano per 2-2 ad Istanbul contro i turchi del Fenerbache davanti a 25000 persone, e sei giorni dopo gli “americani” sono di transito in Grecia dove trovano tempo di visitare il Partenone…ecco un altro piccolo spaccato di vita raccontatoci da Crosbie….dta.jpg
“La squadra avrebbe dovuto prendere un aereo da Atene a Nicosia, Cipro. Siccome ci eravamo intrattenuti troppo tempo al Partenone ritardammo di circa mezz’ora e perdemmo l’aereo. Fu la cosa più saggia che avremmo potuto fare, perché l’aereo venne abbattuto in aria da un missile, ci furono 63 vittime. La ragione di questo attacco fu perché stavano cercando di uccidere il generale greco-cipriota George Grivas (si era nel pieno delle tensioni cipriote fomentate dal regime dei colonnelli greci –ndr-), che avrebbe dovuto prendere il nostro stesso aereo, ma anche lui lo perse e prese ancora una volta lo stesso sul quale viaggiavamo anche noi”.
Il 13 e il 14 Ottobre Dallas disputa due amichevoli contro squadre non specificate a Limassol e Nicosia, perdendo la prima per 4-2 e la seconda per 2-0, il 16 i Tornado transitano in Libano mentre il 17 Ottobre comincia il tour iraniano con i Tornado che soccombono a Tehran di frontedti.jpg ad una folla di 8000 persone contro la squadra dell’aviazione militare per 2-1. In quella squadra giocavano per l’occasione ben sette nazionali iraniani. Il 18 Ottobre è il turno della selezione Tehran Select 11, contenente cinque nazionali iraniani, ma questa volta il risultato è di 1-1, stesso risultato che otterranno i texani due giorni dopo a Shiraz contro un’altra selezione chiamata Governors 11.
Il 21 Ottobre la squadra prende il volo di ritorno da Shiraz a Theran, e qui Crosbie racconta dell’esclusione di un giocatore selezionato insieme a lui dalla squadra, decisione dell’allenatore, pertanto insindacabile, ma che lascia in Crosbie un profondo senso di amarezza ed ingiustizia.
“Volammo da Shiraz a Theran ed una volta all’aeroporto avemmo uno shock. Un nuovo giocatore chiamato Graham Stirland si era unito a noi nel sud della Francia. Era un’ala, un giocatore fantastico che oltre ad essere bravo in attacco tornava sempre dietro in copertura alla bisogna, tutti amavamo il suo stile di gioco, ed è qui che si compì un’ingiustizia. L’allenatore Bob Kap pensava che non si fosse amalgamato con la squadra e pensava che giocasse per conto suo. Arrivammo per prendere l’aereo e Frank Randorf gli chiese di seguirlo. Dopo dieci minuti circa l’assistente di Kap tornò da solo, e alla nostra domanda di dove fosse Graham ci venne risposto che Kap pensava che non si stesse amalgamando col resto della squadra e lo aveva rimandato in Inghilterra. Non potemmo nemmeno andarlo a salutare e quella fu l’ultima volta che lo vedemmo”.
Come dicono gli americani “The show must go on”, e i Tornado continuano la loro tournée con una sconfitta di misura il 22 Ottobre a Rasht dopo un viaggio in auto durato sette ore. Il giorno dopo i ragazzi di Dallas riposano a Bablasar sul Mar Caspio e il 24 Ottobre si sobbarcano un’altra corvée consistente di un viaggio di sette ore e mezza da Bablasar a Shahi per giocare contro una squadra di cui Crosbie non ricorda il nome, ma ricorda bene che la partita si giocò a 5000 piedi di altitudine, con tutto quel che ne consegue (ho provato a camminare sulle Ande in Colombia e stavo morendo, figuratevi un po’ voi giocare a calcio a certe altitudini –ndr-), ciononostante Dallas riesce a strappare un pareggio per 2-2. Il 26 Ottobre, dopo un viaggio di ritorno per Theran in autobus della durata di sette ore circa, la squadra passa la notte in piedi aspettando il primo volo disponibile per Karachi, Pakistan, e prima di partire i cow boy perdono un altro giocatore, il norvegese Tom Weinholdt che deve tornare in patria per operarsi al ginocchio. L’organico scende così ad appena sedici unità. Il 28 Ottobre la compagine texana si impone davanti a 35000 spettatori in quel di Karachi contro la nazionale pakistana per 2-0. Il giorno dopo la stessa partita va in scena a Lahore, ma a detta di Crosbie, nonostante nominalmente giocassero ancora contro la nazionale maggiore pakistana i giocatori non erano gli stessi incontrati solo il giorno prima. Il risultato è di 4-2 per il Pakistan di fronte a 25000 spettatori.
Il 31 Ottobre i Tornado sono di scena a Dacca, ora capitale del Bangladesh ma al tempo ancora facente parte di quello che veniva chiamato Pakistan Orientale. Nella futura capitale del Bengala Libero gli americani riescono a pareggiare per 1-1 di fronte a 25000 spettatori. Il giorno seguente Dallas è di scena a Chittagong contro una squadra che Crosbie non ricorda, tutto quello che è rimasto tramandato ai posteri è che la temperatura era terribilmente calda e che nonostante questo il risultato fu di 0-0. Di quella partita Crosbie ricorda :”Ci alzammo alle 4 di mattina per prenderedtp2.jpg l’aereo per Chittagong, giocammo il pomeriggio stesso e subito dopo altro volo di due ore per Dacca”. Finito il tour pakistano è la volta dell’India ma qui la squadra del Texas si trova nel mezzo di grevi contrasti politico-religiosi. Questo ricorda il narratore di Liverpool in un capitolo del suo diario datato 3 Novembre :”Salimmo su un autobus vecchio e sgangherato che dopo quattro ore ci portò alla frontiera con l’India. Arriviamo in frontiera, scendiamo dall’autobus e camminiamo 400 metri con le valige in mano verso la dogana. Alcuni rivoltosi locali si misero ad urlare ed offenderci perché la terra sulla quale stavamo camminando era India. Passiamo attraverso il controllo dei passaporti verso l’altro autobus dove c’era invece gente che lanciava ghirlande di fiori ai nostri piedi. A peggiorare le cose, oltre quelle centinaia di rivoltosi urlanti, fu che solo ai cittadini britannici o del Commonwealth poterono passare la frontiera, così come Bob Kap in quanto naturalizzato canadese. Gli scandinavi gli olandesi e gli americani dovettero stare per due giorni in una bettola infima, e quando riuscirono a ricongiungersi con noi ci raccontarono che tutto quello che erano riusciti a mangiare in due giorni fu un polletto”.
Dallas Tornado verso Calcutta e la MLS
Risolti i problemi burocratici gli americani continuano il loro viaggio allucinante pareggiano il 5 Novembre a Calcutta contro la nazionale indiana per 0-0 davanti a 30000 spettatori. Due giorni dopo a Nuova Delhi i texani vengono sconfitti di misura da una selezione chiamata President’s 11 davanti ad una folla di 35000 persone. L’8 Novembre gli americani risposano ed hanno tempo di visitare la tomba di Gandhi, ma il giorno seguente affrontano i Governor’s 11, a Bombay. Il risultato non cambia. Il 17 Novembre le due formazioni si affrontano ancora, anche se a detta di Crosbie i giocatori erano altri,ma ad Hydrabad, di fronte a 23000 tifosi indiani Dallas riesce a pareggiare per 2-2. Il tour indiano si conclude con la schiacciante vittoria dei Tornado sulla nazionale indiana per 4-1 a Madras, con lo stupore dei 30000 presenti. Dall’India i Tornado volano in Sri Lanka dove riportano due sconfitte contro la nazionale locale, la prima il 22 Novembre per 2-1 e la seconda appena due giorni dopo per 3-0. Da Ceylon gli americani volano in Birmania ma anche qui idtcy.jpg tumulti politici creano qualche intoppo nel programma. Ricorda l’inglese :”Quel giorno avremmo dovuto volare da Ceylon alla Birmania via Calcutta e Madras, ma quando arrivammo a Calcutta c’erano rivolte politiche tutto intorno e gli aerei erano stati cancellati, dovemmo nasconderci per due giorni in hotel e scappare via alla chetichella il 28 Novembre alle 4 di mattina per fuggire dall’India”. Lo stesso giorno i Tornado giocano a Rangoon contro l’Under 21 locale che li sbaraglia 4-0 dinanzi a 45000 persone, va meglio con la nazionale maggiore che sempre a Rangoon ha la meglio sui texani per 3-1, ricorda Crosbie “L’Under 21 birmana era una squadra fantastica ed abbiamo giocato di fronte a 92000 persone in 48 ore”. Dopo la sfortunata trasferta birmana è la volta di Singapore ma la sfortuna sembra perseguitare i ragazzi di Dallas, che il 2 Dicembre sono di volta a Singapore dove il giorno dopo perdono 4-2 contro la nazionale locale. Crosbie ricorda :”Durante il tragitto per andare allo stadio incontrammo dei militanti cinesi che ci urlarono slogan come “Yankees go home” e “Yankee imperialists”, ed allo stadio le cose non furono migliori, anche la squadra contro cui giocavamo ci picchiava duramente, e quando uno dei nostri giocatori, Per Larsen, commise undtss.jpg fallo contro uno di loro i tifosi locali cominciarono a tirarci pietre e quant’altro in campo. Per evitare il peggio Larsen si inchinò per chiedere scusa. Dovremmo essere scortati fino agli spogliatoi dove dovemmo restare per due ore prima che la folla si dileguasse, e la partita programmata il giorno dopo contro un’altra squadra di Singapore venne cancellata per tutelare la nostra sicurezza!”. Dopo questa brutta avventura la squadra di Dallas arriva in Indonesia dove disputa due incontri contro la nazionale locale. Il bilancio di queste due amichevoli svoltesi l’8 e il 10 Dicembre a Giacarta è fortemente negativo, due sconfitte coi risultati di 2-0 e 6-1.
Il 12 Dicembre i texani sono a Saigon, allora capitale del Vietnam del Sud, nel bel mezzo del conflitto epico che ha scosso una generazione di americani e non solo. Dal punto di vista prettamente calcistico i Tornado pareggiano il 14 Dicembre a Saigon contro la formazione del Vietnam del Sud Under 23 per 1-1 davanti a 15000 spettatori, mentre il 16, nella stessa città, va in scena un altro pareggio, questa volta per 2-2, contro una squadra locale chiamata Club Saigon. Dave Morrison, colui che ha trovato e reso pubblico il diario di Crosbie, scrive la sua nel diario personale dell’inglese :”Come americano la mia vita è stata molto influenzata dalla guerra del Vietnam. Era nelle notizie ogni giorno, mattina e sera. Ogni adolescente aveva paura di essere selezionato e mandato in Vietnam, C’erano rivolte di piazza per protestare contro la guerra soldati americani che avevano sparato ed ucciso a cittadini americani durante le proteste. Ognuno aveva un fratello, un cugino o un vicino che era stato mandato in Vietnam. Non c’era un giorno durante il quale non si discutesse della guerra, per questa ragione questa parte del tour è quella che mi è rimasta più impressa, perché non solo si giocarono delle partite di calcio in una zona di guerra, ma andarono in un periodo critico della storia della guerra. La svolta fu data dall’offensiva sul Tet, che incominciò solo quarantacinque giorni dopo che i Tornado avevano giocato a Saigon.
Durante l’offensiva sul Tet i vietnamiti del nord attaccarono il palazzo presidenziale nel centro di Saigon, edtvs.jpg la città di Hue fu rasa al suolo dai bombardamenti. Per Bill e i suoi compagni fu un’altra fermata nella storia”. Crosbie riporta così l’ esperienza vietnamita: “Rimanemmo sorpresi quando ci dissero che saremmo andati in Vietnam. Una volta arrivati lì fummo protetti da una scorta di poliziotti armati dall’aeroporto all’albergo ecc ecc, ma ci fu concesso di andare in giro per Saigon come turisti. Ciò che di interessante ho da raccontare fu che ero assieme ad Eddie Hall all’angolo della strada quando una camionetta con alcuni militari a bordo si avvicina verso di noi, e pensando che fossimo anche noi soldati americani, questi ci gridano cosa c.. state facendo qui voi due? Noi rispondemmo e dall’accento capirono che eravamo inglesi, allora ci dissero di non rimanere fermi in un posto per più di due secondi. Alla mia curiosa domanda del perché di quest’affermazione mi fu risposto che per le strade della città girava una donna in scooter assieme ad un passeggero che andavano in cerca di “americani” con una velocità di circa 20 miglia orarie ed erano soliti tirare bombe a mano ai piedi dei malcapitati, così quando te ne rendevi contro lei era già lontana e tu eri al Creatore! Non uscimmo più”.
Dallas Tornado scrive le prime pagine della sua storia calcistica
Il 20 Dicembre Dallas si impone contro la nazionale di Taiwan per 3-2 dinanzi a 43000 spettatori,dtai.jpg e il mattino seguente i Tornado partono per il Giappone, dove il 24 Dicembre vengono sconfitti nella capitale dalla nazionale locale per 2-1 nello Stadio Olimpico che era stato costruito per le Olimpiadi del ’64. Il 25 Dicembre la società di Dallas regala a tutti i calciatori una radio portatile Panasonic, ciò che di più moderno ci fosse ai tempi, ma quel che rimane impresso nei ricordi di Crosbie è un incontro galante con una bellezza locale: ”A Tokio hanno delle strane abitudini, subito dopo la partita del 24 arrivammo in albergo, e nella sala bar intravidi una splendida ragazza giapponese. Ci scambiammo i numeri e ci mettemmo d’accordo per incontrarci dopo circa un’ora nel salone dell’albergo per uscire a mangiare qualcosa assieme. Andai nella mia stanza e mi feci la doccia, mi rasai, mi cambiai d’abito e scesi per incontrarla, dopo cinque minuti si presentò per cui penso che fosse del quartiere, solo che con lei c’era un’altra ragazza. La salutai e lei mi salutò nel suo inglese stentato, le dissi di aspettare e tornai nella mia stanza per dire al mio compagno che gli avevo procurato un’appuntamento. Non ricordo chi fosse il mio compagno di stanza perché su idea di Kap, per cementare l’affiatamento di squadra ogni tappa del tour dovevamo cambiare compagno. Comunque scesi con lui e la ragazza di mise a ridere e disse di aspettare, dopodiché tutte e due se ne andarono e tornarono dopo circa venti minuti con un’altra ragazza. Le chiesi cosa voleva dire tutto questo e mi spiegò che da quelle parti si usava che se una ragazza usciva per la prima volta con un ragazzo doveva portarsi appresso un’amica. Così andammo con le tre ragazze in un sushi bar, dove ordinammo pesce crudo e sakè. Il pesce crudo era disgustoso, così lo demmo alle ragazze che lo divorarono. Quando leggemmo il conto ci sentimmo quasi mancare quando andammo a pagare il conto!”.
Il tour giapponese si conclude con un’altra sconfitta ad opera della nazionale del sol levante per 3-2 in quel di Osaka davanti a 25000 presenze. Lasciata la terra dei ciliegi, Bob Kap e i suoi ragazzi partono per le Filippine dove trascorrono l’arrivo del nuovo anno ed il primo Gennaio stravincono per 7-0 contro una selezione chiamata Manila Chinese Select 11 di fronte a 10000 persone. La settimana dopo però la nazionale delle Filippine ha la meglio sugli americani per 2-1. Il tour è lungi dall’essere finito e il giorno dopo i cow boys di Kap arrivano a Brisbane in Australia dopo ben diciotto ore di volo. Il giorno seguente Dallas è già di scena a Brisbane per giocare contro la rappresentativa del Queensland che davanti a 5000 spettatori ha ragione di misura degli americani. Va meglio il 17 Gennaio, quando gli americani si impongono per 3-2 ad Adelaide contro la rappresentava del South Australia. I presenti all’evento sono 4000. Il 19 Gennaio i Tornado soccombono per 3-2 a Sidney contro il Newcastle SW. Qualche giorno di riposo e la compagine allenata da Kap si incammina vero la Nuova Zelanda dove il 23 Gennaio riporta un pareggio a Christchurch per 2-2 contro una selezione di stelle locali denominata Governor’s 11. Il 27 però gli americani perdono per 3-2 ad Auckland contro la squadra locale. Ildtaus.jpg tour volge al termine ma rimane il tempo per due amichevoli contro la nazionale delle isole Fiji, che però per l’eccessiva umidità vengono accorciate a sessanta minuti invece dei novanta regolamentari. L’amichevole del 31 Gennaio disputatasi a Suva vede gli americani stravincere per 10-2, più moderata è la vittoria del 4 Febbraio, 3-1 per i Tornado di Dallas. Il tour si conclude con una sconfitta contro la modestissima nazionale di Tahiti l’11 Febbraio del 1968 col risultato di 2-1. Il 15 Febbraio i texani lasciano Tahiti per arrivare finalmente a Dallas, con scali ad Acapulco, Città del Messico e San Antonio. Vengono lasciate due settimane ai ragazzi per trovarsi casa e comprare quanto necessario dopodiché i Tornado partono per un altro piccolo tour in Costarica e Honduras. In Costarica il bilancio è di una sconfitta per 3-1 ed un pareggio per 3-3 contro il Saprissa, mentre in Honduras i texani vengono sconfitti per 2-1 dall’Olympia.
partire dalla NASL per arrivare alla MLS: Dallas Tornado
La stagione NASL ’68 sta per cominciare e Crosbie scrive le sue perplessità: ”Dopo quel lungo ed estenuante tour i giocatori erano stanchi fisicamente e mentalmente, non era certo questo il modo migliore per affrontare l’imminente stagione sportiva. Fu una stagione dura, andai a guardare la tabella di marcia e vidi che era composita di trentadue partite, ma la mia stagione finì alla sesta giornata, trasferta a St Louis dove mi ruppi i legamenti della caviglia. I campi americani erano duri, a volte si doveva giocare sui campi da baseball, proprio come a St Louis. Ero nella parte scivolosa del campo e mentre mi trovai a dover indietreggiare sentii i miei legamenti rompersi come un elastico, così sfortunatamente (o fortunatamente) persi il resto di quell’agghiacciante campionato. Mi piaceva vivere negli Usa ma mi trovavo lì durante la guerra del Vietnam, ed il mio visto mi consentiva esclusivamente di giocare a calcio, e gli stranieri che non utilizzavano il loro visto per la funzione in esso scritta potevano essere convocati e mandati in guerra. I Tornado mi offrirono un aiuto a cercare lavoro ma mi dissero che non avrei avuto aiuti dal punto di vista legale, e se fossi rimasto avrei rischiato di essere mandato in Vietnam nel mentre che il nuovo permesso sarebbe arrivato. La paura era troppa, così decisi di tornare in Inghilterra”.
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