Home NewsGli anni difficili del Soccer: Capitan America

Gli anni difficili del Soccer: Capitan America

Ricky Davis, La MISL e la nazionale Usa

di Dario Torrente

 

Dopo il mesto fallimento della NASL il soccer Usa visse un periodo di limbo durante il quale però nacque la famosa golden generation che nata all’ombra della celeberrima e sopraccitata lega pro soccer si fece poi le ssa nei college e in alcuni casi riuscì a fare qualche esperienza all’estero. Un altro diversivo e rifugio sia per le giovani leve che per i calciatori americani e non che avevano fino ad allora giocato nella NASL fu la concorrente indoor MISL, dove Ricky Davis, il primo calciatore americano di livello a meritarsi in nomignolo di Capitan America si guadagnò onestamente il pane dopo il declino ed il fallimento dei Cosmos. L’indoor soccer ebbe con alterne fortune il merito di tenere vivo l’interesse per il soccer in attesa dei mondiali del ’94, considerati da molti la rinascita del gioco più bello del mondo nella terra dello Zio Sam, in questo articolo di Sports Illustrated datato 4 Marzo 1985 Ricky Davis e intitolato “Not in it for the kicks” parla delle ambizioni, poi disattese, della nazionale Usa a qualificarsi per gli imminenti mondiali in Messico e dello stato del soccer subito dopo l’implosione di quella lega che aveva ospitato Pélé dieci anni prima e che da molti, per fortuna a torto, fu considerato il punto di non ritorno. L’articolo porta la firma di Jack Falla

Il sogno e la realtà

Nel suo sogno, uno di quelli in cui riesce a sentire il calore del sole e l’odore dell’erba, Ricky Davis tira dalle 18 iarde, lui dice che tira sempre da quella distanza e che riesce sempre a mettere la palla nell’angolo in alto a sinistra, e se il suo sogno fosse realtà quel tiro resterebbe sospeso per sempre in aria attraversando la terra e l’oceano per atterrare nella storia. Davis dice che quel sogno è estremamente vivido e che quel sogno lo segue da quando ha 8 anni, e se così fosse lui segnerebbe il goal che consegnerebbe agli Usa la prima vittoria in assoluto di una Coppa del Mondo e darebbe al soccer il posto che si merita nel suo paese per sempre.

Davis, 26 anni, centrocampista ed il miglior calciatore americano è capitano della nazionale Usa che ha già vinto il primo di tre tornei di qualificazione per la Coppa del Mondo 1986 che si terrà in Messico. Le prossime prove saranno due sfide di andata e ritorno contro Costarica e Trinidad&Tobago, a cui seguirà l’ultima fase di qualificazione all’inizio dell’estate. Davis ha ancora in mente il suo sogno e dice a tal proposito :”Anche solo poter essere nella fase finale a 24 squadre sarebbe la cosa più importante in assoluto per il soccer in questo paese”.

La realtà di un freddo grigio mattino di St Louis è molto differente. Davis e i suoi compagni di squadra dei St Louis Steamers, militanti nella Major Indoor Soccer League si preparano per allenarsi nello spogliatoio della St Louis Soccerhaus, un unico blocco di cemento color cenere, e non c’è sole né erba. Dalla Bodybuilders Inc., palestra che si trova proprio a fianco, arriva lo sferragliare sordo del ferro, mentre l’odore stantio di alcool arriva da Jimmy’s Upstairts, ristorante e salone ricevimenti, ma qui è dove si trova il soccer al momento. I tifosi hanno voltato le spalle alla NASL, con un piede nella fossa e tre sole squadre dalle 24 del 1980 (sarebbe fallita da lì a pochi mesi –ndr-) e si stanno precipitando nelle arene della MISL.

Indoor soccer is the talk of the town

La lega sembra destinata a battere il record di presenze per il secondo anno consecutivo, e al momento St Louis è la seconda squadra col pubblico più numeroso con una media di 12829 spettatori. Davis guadagna circa 100.000 $ a stagione, ma proprio l’indoor soccer che gli garantisce fama e fortuna potrebbe essere d’ostacolo alla realizzazione del suo sogno. Diciamocelo, la possibilità che gli Usa possano vincere la Coppa del Mondo 1986 è talmente remota da non poter essere presa nemmeno in considerazione ma gli americani potrebbero arrivare alla fase finale a 24 squadre. “Arrivare in Messico vorrebbe dire al mondo guardate dove è arrivato il soccer Usa” conclude Davis.

Questo naturalmente sarebbe la seconda sfornata di calciatori americani, mentre Davis è un prodotto della prima. Praticava tre sport alla Damien High di Laverne, California a metà anni ’70 quando l’incomparabile Pélé arrivò dal Brasile a giocare nei Cosmos “Pélé fece diventare il soccer uno sport da guardare” ricorda Davis che rimase talmente affascinato da questo sport da lasciar perdere il baseball ed il football americano, dove era un ricevitore di un certo livello, ma decise di rifiutare ben 13 offerte dalle varie università per giocare a calcio alla Santa Clara University dove divenne presto uno dei migliori. L’altro suo sogno era diventare un fisico come suo padre Richard Senior.

Il suo allenatore delle superiori, Al Mistry, si ricorda di come Davis fosse più promettente di altri e di come lui “Poteva cominciare la partita come centrocampista, andare in attacco se avevamo bisogno di segnare e andare in difesa se dovevamo proteggere il vantaggio che lui stesso ci aveva procurato”.

Gli esordi di Davis e i Cosmos

Davis mantenne il suo talento a Santa Clara, dove venne convocato nella selezione All-Far West come esordiente nel 1977, ma una stagione di tre soli mesi non era abbastanza per un giovanotto che cominciava a contemplare possibilità di un futuro professionale in questo sport. “Volevo giocare tutto l’anno e nella massima competizione” ricorda Davis, e questo significava dover diventare calciatore professionista.

La NASL stava vivendo in suoi giorni di gloria e molte squadre cercavano di accaparrarsi i servigi di Davis, il portiere Shep Messing, ex NASL ed ora anche lui nella MISL, nativo del Bronx, aggiunge: “La novità di Davis tra i professionisti fu che era il primo americano richiesto per la sua capacità di far girare la palla, prima di lui gli americani erano visti solo come portieri o difensori”.

Mentre molte squadre cercarono di accattivarsi Davis – Tampa Bay ad esempio portò i suoi genitori in aereo in città mostrando loro un college che Ricky avrebbe potuto frequentare – i Cosmos lo misero sotto contratto nel 1977 contando molto sul blasone. Pélé si sarebbe ritirato quell’anno ma i Cosmos ancora annoveravano Chinaglia, Beckenbauer e Carlos Alberto, la corte dei principi del calcio importata negli Usa. Davis non poteva rifiutare un invito ad unirsi a tale compagnia. Davis spiega :”Volevo capire in fretta se potevo farcela, se ce l’avessi fatta a giocare nei Cosmos ce l’avrei potuta fare ovunque”.

Nel 1966 quando aveva 8 anni, suo padre gli fece vedere la finale di Coppa del Mondo Inghilterra – Germania Ovest e di quella partita Davis ricorda: “La Germania Ovest aveva un giocatore che non sbagliava mai, faceva passaggi perfetti, era sempre nel posto giusto, buttava giù un avversario e poi lo aiutava a rialzarsi, e mi dissi quello è il giocatore che vorrei essere”. Quel giocatore era il Kaiser Beckenbauer

“Undici anni dopo quando entrai nello spogliatoio dei Cosmos per la prima volta vidi che il mio armadietto era accanto al suo e pensasi, il Signore mi sta mostrando la via, quel che devo fare è percorrerla”.

Lo stare vicino a Beckenbauer e Chinaglia diede a Davis la capacità di incorporare il meglio di due contrastanti stili europei di gioco nel suo naturale robusto e molto fisico stile americano. Da Beckenbauer, che idolatrava, imparò il potere della semplicità, da Chinaglia, che temeva, imparò invece il potere della rabbia.

“Sembrava che ogni momento Franz mi dicesse Ricky, è il grande giocatore che prende in mano una situazione difficile e la fa diventare semplice, non cercare di dribllare tre giocatori quando con un passaggio puoi uscire fuori dai guai”.

Di Chinaglia invece Davis dice :”Mi faceva una paura assurda, se i Cosmos stavano perdendo nel primo tempo Giorgio entrava in spogliatoio e faceva volare sedie e tavoli, non potrei mai immaginare Roger Stabauch (famoso giocatore di football americano –ndr-) comportarsi così”.

Nel 1979 Davis giocava stabilmente da titolare nei Cosmos ed era stato anche nominato giocatore nordamericano dell’anno “Volevo essere grande, realmente grande” aggiunge il giocatore, e dopo essere entrato nella formazione titolare cominciò a cambiare il suo stile, da fisico a più fine ed aggraziato, ma il suo volersi atteggiare a nuovo Pélé durò appena quattro amichevoli prima che Chinaglia lo inchiodasse al muro. Davis ama ricordare questa storia :”Giorgio disse ma che diavolo pensi di fare? Io cercai di dirgli che stavo cercando di affinare la mia bravura e lui mi urlò fai schifo! Io cercai di dire qualcos’altro e lui urlò ancora sei orribile! Io, che sono Chinaglia non cerco di essere ciò che non sono, tu devi essere Ricky Davis!”.

Quella lezione, assieme ad una bravura sempre crescente e il suo bell’aspetto ha fatto di Davis la punta di diamante del calcio statunitense :”Davis ha sostituito Shep Messing come sex simbol del soccer” afferma l’allenatore dei Baltimore Blast Ken Cooper

Messing, che una volta aiutò a pubblicizzare il soccer posando nudo per la rivista “Viva” Replica :”E’ vero ma il mio corpo è migliore del suo”. Una cosa del genere sarebbe impensabile per Davis del quale l’allenatore della nazionale Usa Alketas Panagoulias pensa :”E’ un magnete ed un modello per i giovani americani”.

Aggiunge Messing :”Mettiamola così, la differenza tra me e lui è che io pubblicizzo il tabacco da masticare Skoal mentre lui il sapone Ivory”.

la fine della NASL e l’ascesa della MISL

Tristemente, mentre la fama di Davis cominciò a crescere la NASL cominciò il suo declino. I Cosmos offrirono a Davis un rinnovo contrattuale nel 1983 ma in quel momento non potevano più spendere incontrollatamente: “La paga era accettabile ma volevo qualcosa di più” dice a tal proposito il giocatore, e quando i Cosmos sospesero le trattative percorse l’unica strada percorribile, accettando un’offerta dei St Louis Steamers, trasferendosi con tutta la famiglia, la moglie Kelly, e le figlie Ann, tre anni attualmente e Lauren di un anno e mezzo da New York a St Louis. Il figlio Ryan è nato sei mesi fa

Nella stagione 1983/84 Davis è stato capocannoniere sociale degli Steamers (37 reti e 57 punti) ed ha aiutato la squadra a vincere il titolo divisionale ed arrivare alla finale poi persa contro Baltimora, ed è stato anche convocato nella selezione All Stars della MISL, ma per lui non è stata una bella annata, infatti stava quasi per ritirarsi.

Dave Clements, allenatore degli Steamers spiega :”Rick ha avuto problemi ad adattarsi al gioco indoor, dove si viene colpiti ogni tre minuti invece che ogni 15”. Clements faceva giocare Davis attaccante, una posizione che spesso lo faceva restare in mezzo all’area di rigore con le spalle alla porta, un bersaglio sin troppo facile per i falli da dietro. Il suo compagno Don Ebert, che sostiene che un numero spropositato di falli su Davis sia stato compiuto da giocatori stranieri aggiunge :”L’anno scorso Rick era una ferita vivente, gli americani sono considerati i peones del soccer, e gli stranieri si domandano probabilmente ma chi è questo Davis per essere arrivato fin qui?”.

Conclude Clements “Ricky non si è mai arrabbiato né si è mai lamentato pubblicamente”, ma la moglie Kelly racconta che ad un certo punto della stagione lui le confidò :”Non è di questo che ho bisogno! Non è questo ciò per cui son venuto!”. Sia Kelly che Clements affermano che Davis ha sofferto molto anche per il fallimento dei Cosmos.

L’estate scorsa, dopo aver capitanato la nazionale olimpica ed essere stato il giocatore più prolifico Davis accettò, sollecitato dalla moglie e da Clements, di giocare per un mese coi Cosmos.

“Vedere come erano finiti i Cosmos mi aiutò a rompere gli indugi” ricorda il giocatore. Infatti in quel momento avevano seri problemi economici e il 22 Febbraio, quello che era stato un tempo il club più blasonato annunciò il ritiro dalla MISL.

Tornando alla fredda Soccerhaus, Davis si sta allenando con la squadra e questa stagione gioca come attaccante arretrato, un compromesso tra l’attacco e il centrocampo che gli permette di avere completo raggio d’azione per i suoi passaggi e la creatività e dove, “Almeno posso veder arrivare i colpi”.

Anche in allenamento i passaggi di Davis sono splendidi, palle facilmente controllabili se lo spazio lo consente o veloci se la situazione così domanda. I suoi tiri, in particolare quelli di destro sono sfere tuonanti potenziate dalle sue abbondantemente muscolose gambe che sembrano sproporzionate rispetto alla sua altezza di 1m e 75 e i suoi 80 kg circa di peso.

Due sue brillanti giocate, un assist ed un goal in un minuto e mezzo, han dato la vittoria agli Steamers su San Diego, la capolista della Western Division, lo scorso 16 Febbraio a St Louis. Con gli Steamers sotto per 3-2 ed 1:45 di tempo prima del fischio finale Davis ha fatto partire da sinistra un passaggio filtrante per il compagno di squadra Daryl Doran così perfetto che il suo compagno ha potuto facilmente scagliarla nel angolo sinistro in basso della porta avversaria dai tre metri. Poi con 14 secondi rimanenti Davis ha intercettato il passaggio alto di Ebert da sinistra e dai due metri ha tirato con tale potenza che la palla ha colpito il sintetico prima di rimbalzare sulla traversa ed in porta strappando così la vittoria.

Ma questo è indoor soccer e né la Coppa del Mondo né il sogno di Davis sono gioco indoor, e nonostante settimana scorsa fosse il secondo capocannoniere sociale con 19 reti e 21 assist per un totale di 40 punti e sia stato ancora una volta nominato All Star, si considera ancora “un giocatore di calcio che sta imparando a giocare indoor”.

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