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Il calcio americano ora ha un’identità, grazie anche alla MLS

di Riccardo Cerrone

Il calcio americano ora ha un'identità, grazie anche alla MLS

Charlie Stilillitano

Intervenuto ai microfoni di TeleRadioStereo, nota emittente radiofonica romana, Charlie Stillitano noto football man statunitense e conduttore radiofonico di “The Football Show”. Molti argomenti trattati, molti relativi al rapporto di James Pallotta con la dirigenza e la squadra giallorossa, ma anche tanti spunti sul calcio MLS ed americano in genere.

Charlie Stillitano racconta il “soccer”

Esiste una differenza nel calcio che hai portato nel 1995?

“Io ho imparato calcio da piccolo ed ero direttore ad USA 94 in New Jersey, guardando al’Italia come un grandissimo esempio, sopratutto la Nazionale Italiana di Arrigo Sacchi.
Nel 1995 ho cercato di riprodurre un modello “club italiano” ai Metrostars portando da me Donadoni, Caricola, Branco come stelle del calcio internazionali.”

E poi come si è evoluto il progetto?

“Da lì in poi, a partire dal 1995, è nata l’idea di creare una società epr organizzare grandi eventi sportivi internazionali e con la Champions World abbiamo portato tutte le grandi squadre del mondo a giocar e in estete in USA per le amichevoli pre stagionali.
Ad oggi quel progetto è cresciuto tantissimo, passando per Guinness Cup, ora si chiama International Champions Cup che tocca tutte i continenti.”

Quella intrapresa dal calcio statunitense è la strada giusta?

Difficile dire se possa essere la strada giusta da seguire. Il calcio ormai è internazionale, ma ricordo quando ho cominciato con mio padre vedevamo solo il calcio italiano. Qui negli States erano tutti tifosi delle squadre italiane, e qualcuno delle big europee, poi venivano le squadre di MLS.
Ora tutto è cambiato: qui sono tifosi delle squadre come LA Galaxy, Portland Timbers, NYC FC, NY Red BUll, ormai i ragazzi ragionano così. Sono attratti dal calcio americano.
L’unica grande influenza straniera è la Premier League: noi dobbiamo lavorare per “catch up”, tirare fuori diciamo, le squadre inglesi dalla nostra mentalità. Ricordo quando cominciammo nel 2002 con le amichevoli internazionali facemmo un Roma Real Madrid in NJ, ed erano tutti tifosi romanisti e del Real. Ora le squadre di Premier hanno maggiore appeal.

Cosa ti ha portato a puntare forte sul mondo calcio?

Io vengo da Gioiatauro e mio padre era juventino, ma amava Gianni Rivera e mi disse: “Charlie tui hai bisogno di giocare come Gianni Rivera”. Quando l’ho visto nel 70 io avevo 10 anni e rimasi molto colpito dal suo modo di giocare. Ebbi però una grandissima delusione dall’esclusione del mondiale dell’Italia ad opera del Brasile. Ero in un teatro a vedere la partita e rimasi di stucco, da li capii che già potevo e dovevo fare qualcosa per il calcio.
Italan American Soccer era l’organizzazione che mio padre costituti e negli anni 70 portò il calcio italiano in USA con le squadre come Lazio e Santos: mi innamorai di Chinaglia e non di Pelè. Ecco perché…

 

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